Politiche climatiche: basta il 10% degli stanziamenti per il post-Covid per rispettare Parigi

Lo calcola uno studio apparso su Science e condotto da ricercatori dell’Imperial College di Londra, del Climate Analytics di Berlino e dell’Electric Power Research Institute americano

Politiche climatiche: basta il 10% degli stanziamenti per il post-Covid per rispettare Parigi
Photo credit Patrick Kelley – flickr

Con l’1,5% del PIL globale le politiche climatiche rispetterebbero gli obiettivi più ambiziosi

(Rinnovabili.it) – I piani globali di stimolo per la ripresa economica dopo la pandemia potrebbero facilmente aiutare a realizzare in concreto le politiche climatiche in vigore. E onorare l’accordo di Parigi. E’ il calcolo proposto da ricercatori dell’Imperial College di Londra, Climate Analytics di Berlino, e l’Electric Power Research Institute americano. Calcolo pubblicato in uno studio apparso sulla rivista Science.

Il totale del denaro mobilitato dai vari paesi per puntellare l’economia e farla ripartire nel periodo post-Covid batte sui 12mila miliardi di dollari. La ricerca ha calcolato che se solo un decimo di questo denaro fosse investito ogni anno, nei prossimi cinque anni, in piani di ripresa per il sistema energetico globale che abbiano le giuste ambizioni climatiche, il mondo potrebbe essere sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi. In pratica, l’1,5% del PIL globale ai livelli attuali.

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Investimenti che, nell’ambito delle politiche climatiche esistenti, dovrebbero dare priorità a rinnovabili e efficienza energetica. Oltre a ciò, gli investitori pubblici e privati dovrebbero anche ridurre gli investimenti nei settori legati ai combustibili fossili. Riduzione che i ricercatori non reputano necessariamente drastica. Si tratta di scendere da una previsione di 1.100 mld di dollari l’anno, nei prossimi cinque anni, cioè lo stato dell’arte in base ai piani climatici esistenti, a un livello di 800 mld. Questo permetterebbe di iniziare a orientare l’economia globale verso l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

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“Non si tratta di sottrarre denaro dai pacchetti di stimolo per il Covid-19 o altri investimenti a basse emissioni di carbonio nell’industria, ricerca e sviluppo, ma di fornire la soluzione vantaggiosa per tutti: un’economia potenziata che allo stesso tempo aiuta i nostri sforzi per arrestare il cambiamento climatico”, ha commentato Marina Andrijevic, prima autrice dello studio e ricercatrice presso Climate Analytics e la Humboldt University.

Un obiettivo a portata, a patto che gli Stati cooperino di più. “Le diverse situazioni tra economie sviluppate ed emergenti in questi tempi di crisi ci ricordano la necessità di guardare oltre i confini e di collaborare a livello internazionale”. Lo sottolinea David McCollum dell’Electric Power Research Institute e dell’Università del Tennessee, tra gli autori della ricerca.

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