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Muri di ghiaccio e isole artificiali: la geoingegneria salverà i Poli?

Contro lo scioglimento dei ghiacci arrivano le futuristiche proposte di un gruppo di scienziati, convinti che la geoingegneria sia un'opzione attuabile

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Tre progetti di geoingegneria per proteggere i ghiacciai

(Rinnovabili.it) – Il mondo scientifico ha lanciato più di un allarme in questi anni: le calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartide sono in pericolo e se la temperatura terrestre dovesse crescere oltre la fatidica soglia dei 2 °C, il livello degli oceani inevitabilmente aumenterà. La maggior parte della comunità mondiale cerca di affrontare il problema con strategie di adattamento e resilienza a lungo termine, ma c’è anche chi preme per un’azione più immediata,  diritta al cuore del problema. Parliamo dei sostenitori della geoingegneria, il cosiddetto Piano B per il salvataggio del pianeta dal riscaldamento globale, etichetta oggi assegnata a un gruppo eterogeneo di progetti dai costi faraonici e dagli effetti non del tutto certi.

 

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Un gruppo di ricercatori dell’Università della Lapponia ha pubblicato in questi giorni su Nature un articolo contenente una serie di proposte per contrastare lo scioglimento dei ghiacciai. Proposte apparentemente bizzarre e, per stessa ammissione degli scienziati, del costo di decine e decine di miliardi di dollari.  Nonostante ciò, il team, guidato dal professore John Moore, esperto di cambiamenti climatici, è convinto che la geoingegneria sia un elemento fondamentale per contribuire a rallentare la disintegrazione dei principali ghiacciai del pianeta.

 

“Se non si fa nulla, da uno 0,5 ad 5% della popolazione mondiale l’anno andrà incontro a inondazioni dopo il 2100 – scrivono gli scienziati. – Un aumento di 0,5 metri a Guangzhou, in Cina, sposterebbe più di 1 milione di persone. Realizzare e mantenere delle barriere e delle difese marittime contro le inondazioni costa decine di miliardi di dollari l’anno. A questo prezzo, la geoingegneria è competitiva”.

 

Le idee proposte dal gruppo mirano specificamente alla protezione delle calotte glaciali in Groenlandia e in Antartide e includono:

  • la costruzione di un muro alto 100 metri e con pareti inclinate di 15-45 ° sul fondo del mare attraverso un fiordo largo 5 km all’estremità del ghiacciaio Jakobshavn, nella Groenlandia occidentale. Ciò dovrebbe ridurre in teoria gli flussi caldi di acqua di mare che ne stanno erodendo la base;
  • la realizzazione di isole artificiali di fronte ai ghiacciai in Antartide per sostenerli e limitare il loro collasso;
  • il congelamento dell’acqua sotterranea attraverso perforazione del manto e pompaggio di salamoie a bassissime temperature sotto lo strato di sedimento.

 

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“La geoingegneria dei ghiacciai ha ricevuto poca attenzione nelle riviste. La maggior parte delle persone suppone che sia inattuabile e ambientalmente indesiderabile. Non siamo d’accordo.”

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.