Sicurezza energetica e clima, l’acqua è un problema globale

Per evitare l’impatto maggiore del clima che cambia sulla produzione energetica globale, entro il 2030 il mondo deve raddoppiare la quota di rinnovabili. Il nodo più sensibile è la disponibilità idrica, essenziale per l’87% della generazione elettrica attuale

Sicurezza energetica e clima: allarme dell’OMM, rischio anche per le rinnovabili
Photo by American Public Power Association on Unsplash

Il rapporto dell’OMM indaga l’impatto del climate change sulla sicurezza energetica

(Rinnovabili.it) – Il climate change sta mettendo a rischio la produzione di energia in tutto il mondo. Un pericolo che non riguarda solo gli impianti fossili ma anche le rinnovabili. Già oggi il clima che cambia ha un impatto diretto sulle risorse, la generazione di elettricità e la resilienza dell’infrastruttura energetica. Gli estremi climatici, sempre più frequenti e intensi, aggiungono un ulteriore livello di rischio. Le ondate di calore e le siccità stanno già mettendo sotto forte stress la capacità di generazione elettrica in diverse regioni del pianeta. Il binomio sicurezza energetica e clima sarà quindi centrale per realizzare una transizione ordinata e giusta.

Lo sostiene il rapporto annuale dell’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) State of Climate Services pubblicato ieri. Che suggerisce la rotta per evitare gli impatti peggiori. La fornitura di elettricità da fonti energetiche pulite deve raddoppiare entro i prossimi otto anni per limitare l’aumento della temperatura globale al di sotto di una soglia accettabile. Altrimenti? C’è il rischio che il cambiamento climatico, l’aumento dei fenomeni meteorologici estremi e lo stress idrico minino la nostra sicurezza energetica. E mettano a repentaglio anche le forniture di energia rinnovabile.

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All’incrocio tra sicurezza energetica e clima in cambiamento c’è soprattutto il problema dell’acqua. Che è trasversale. Nel 2020, l’87% dell’elettricità globale generata da impianti termici, nucleari e idroelettrici dipendeva direttamente dalla disponibilità di acqua. Una percentuale altissima, che spesso si trova in aree a rischio. Il 33% delle centrali termiche che dipendono dalla disponibilità di acqua dolce per il raffreddamento, infatti, si trova in aree ad alto stress idrico. Vale anche per le centrali nucleari: oggi la quota a rischio è il 15% ma crescerà fino al 25% entro il 2040.

L’idroelettrico ovviamente è il primo a subire l’impatto delle siccità: l’11% della capacità idroelettrica mondiale, oggi, è localizzata in aree ad alto stress idrico. Inoltre, circa il 26% delle dighe idroelettriche esistenti e il 23% di quelle previste si trovano all’interno di bacini fluviali che attualmente presentano un rischio di scarsità d’acqua medio o molto elevato.

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