Rinnovabili • Specie aliene: la globalizzazione costa 1.300 miliardi

La globalizzazione delle specie aliene e i suoi costi

La globalizzazione permette a zanzare, ratti, termiti di seguire le rotte delle supply chain e insediarsi in nuove regioni del mondo, soppiantando le specie locali. Le conseguenze per l’economia umana

Specie aliene: la globalizzazione costa 1.300 miliardi
Foto di Егор Камелев da Pixabay

I danni da specie aliene sono 1.300 miliardi in 50 anni

(Rinnovabili.it) –  Le supply chain globali non sono percorse soltanto da enormi navi container, tir e convogli ferroviari. Su queste autostrade della globalizzazione passano anche ospiti indesiderati. Zanzare, ratti, termiti, per fare alcuni esempi. Riescono ad arrivare all’improvviso in regioni del mondo che la deriva dei continenti ha diviso centinaia di milioni di anni fa. E prendono alla sprovvista le specie autoctone, imponendosi e trasportando con sé malattie. Tutta questa girandola di specie aliene ha un impatto sull’economia umana e quindi anche un costo.

Costo che ammonta a 1.300 miliardi di dollari dal 1970 a oggi, secondo uno studio pubblicato su Nature. Probabilmente la cifra è di molto sottostimata visto che gran parte dei danni potrebbe non venir mai riportata.

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“I costi economici delle specie aliene invasive dal 1970 sono enormi, in costante aumento, ma ancora ampiamente sottostimati”, ha detto Christophe Diagne, dell’Università Paris-Saclay, che ha guidato la ricerca. Aumento che va di pari passo con la ramificazione capillare e l’accelerazione del commercio globale, spiegano gli autori. Che sottolineano anche un altro punto: il tasso di crescita è tale che già adesso i costi sopravanzano di 10 volte le somme che abbiamo a disposizione per prevenire i danni causati dalle specie aliene.

La ricerca ha analizzato più di 1.300 studi che riportano le stime dei danni provocati da piante e animali invasivi e allogeni. I costi più elevati si registrano negli Stati Uniti, in India, in Cina e in Brasile. Ma gli autori della ricerca avvertono che per molte aree del globo mancano i dati: la mappa dei punti più caldi, quindi, può facilmente riflettere i paesi che hanno segnalato di più.

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Come intervenire? Secondo Corey Bradshaw della Flinders University australiana, che ha partecipato alla ricerca, “più velocemente rilevi le specie invasive e più velocemente agisci, più è economico nel lungo periodo. Quindi un rilevamento davvero efficace nei porti e negli aeroporti e risposte rapide ti costeranno ordini di grandezza in meno”.

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