Rinnovabili •

Musica a pedali

La bicicletta diventa protagonista del mondo musicale con il concerto-esperimento della band romana Tetes de Bois

Il 15 e 16 settembre, prima a Bari e poi a Roma, con due concerti ricchi di partecipazione ed entusiasmo è stato inaugurato il “palco a pedali”, ovvero una struttura alimentata dal pubblico, invitato a pedalare su speciali dinamo per tutta la durata dello spettacolo. Autori di questa iniziativa, che ha attirato l’attenzione dei media nazionali e di mezza Europa, sono i Tetes de Bois, gruppo storico romano apprezzato da una nicchia (anche se sempre più consistente) di amanti della buona musica e della bicicletta. Quello che in qualche modo ha colpito la fantasia dei media e forse di tutti noi è la dimostrazione che si può immaginare ad un diverso futuro partendo dalle cose vicine, semplici e alla portata di tutti. Come la bicicletta e la sua capacità, oltreché di spostare, di produrre energia.

Per questo abbiamo intervistato Andrea Satta, leader dei Tetes de Bois che, oltre ad essere un artista e un musicista, è un medico di base, un pediatra, attivissimo nell’ambulatorio di un quartiere periferico della capitale.

Andrea com’è nata l’idea del palco a pedali e chi ha progettato la dinamo?

“Abbiamo sempre avuto molta attenzione ai problemi dell’ambiente e siamo stati i primi ad utilizzare, 5 anni fa, il palco fotovoltaico con il progetto Ecoluce. Si trattò di un’iniziativa che però non ci permise di portare a termine un concerto in completa autosufficienza. Bisognava trovare qualcosa di meglio…
C’è un ricordo della mia infanzia che continuava (e continua) ad accompagnarmi, in bicicletta e tutti i giorni: pedalare, caricare la dinamo e vedere accendere la luce della ruote anteriore. E’ sempre stato qualcosa di fantastico, un momento magico. Così sono partito da questo principio e mi sono chiesto: “pedalando quanta energia posso produrre?” Ne ho parlato con Gino Sebastianelli, ingegnere elettrico che ha accolto la mia idea con entusiasmo e si messo all’opera, realizzando un progetto non facile da realizzare ma che siamo riusciti a rendere concreto anche grazie al sostegno economico della Regione Puglia e al coinvolgimento del regista Agostino Ferrante.

Quali problemi pratici avete incontrato per la realizzazione del palco a pedali?

Siamo partiti dal fabbisogno per uno spettacolo di 2 ore e 1500 spettatori: ci vogliono 10 kilowatt. Poi dovevamo creare qualcosa che non penalizzasse gli spettatori, cioè far pedalare qualcuno che deve anche godersi il concerto e non può fare una seduta di spinning ma deve pedalare in pianura ad andatura lenta e rilassata. Invece nella prima realizzazione del palco, la catena era troppo dura e comportava un’eccessiva fatica. Ad un’andatura “rilassata” si produceva poca energia. Abbiamo cambiato catena, inseritane un’altra di supporto e una seconda corona e alla fine abbiamo trovato un equilibrio.

Quanti kilowatt sono stati prodotti? E’ avanzata energia, è stata sufficiente oppure si è dovuti ricorrere alla corrente tradizionale?

Chi pedala ad andatura normale può produrre 70 Watt che moltiplicato per 128 biciclette da 10 kilowatt che sono quello che serve a noi. Ma per essere sicuri di non restare… al buio, abbiamo adottato soluzioni per consumare meno energia, usando lampade a basso consumo e attrezzature musicali con voltaggi più bassi. Nonostante tutti questi accorgimenti non è avanzata energia (quindi neanche sprecata, ndr). Anzi nel concerto di Bari, il primo, non eravamo nemmeno sicuri di poter fare il bis, ma il pubblico ci ha sostenuto e ha risposto subito al nostro appello “se volete il bis dovete pedalare ancora un po’”. A Roma le cose sono andate decisamente meglio. Da qui l’idea di caricare di più la dinamo ed avere così  più energia a disposizione. E’ necessario studiare meglio il cambio tra i pedalatori, in un teatro sarebbe più facile che all’aperto…”

 

Quello del palco a pedali è un modello esportabile anche in altre realtà dello spettacolo?

Qualche giorno fa siamo stati intervistati dalla Tv svizzera che ci ha mostrato un filmato dove ad ogni concerto a impatto zero vengono piantati un certo numero di alberi in Sudamerica. Il nostro non vuole essere un indennizzo al mondo; noi vogliamo fare un’operazione più politica, sfidare l’utopia per rendere praticabile la dimensione umana. I protagonisti del nostro spettacolo sono le persone che vengono coinvolte e il palco si accende “grazie” e “per” loro. Il nostro può essere un modello esportabile ma dipende anche dal contenuto e dal tipo di evento. Godbike parla di biciclette ed è sicuramente più pertinente e coerente con il palco a pedali.

Energia dalle pedalate è energia rinnovabile per eccellenza; c’è la ricerca di un sistema nuovo di far girare il mondo oppure è solo amore per le biciclette?

La bicicletta di chi è venuto a pedalare al nostro spettacolo dal giorno successivo avrà un altro valore perché è stata realizzata una cosa che al mondo non esiste. Sono rimasto molto colpito dalla partecipazione. Si sono presentate centinaia di persone in  bicicletta anche se solo 128 sono state collegate al palco. Ma ogni 10’ i pedalatori si alternavano creando una condizione di alta socializzazione con la condivisione della bicicletta, la condivisione di un progetto comune e la voglia di divertirsi insieme.

La bici che migliora il mondo (ambiente e salute); è un’utopia o la base di una rivoluzione frutto della crisi?

E’ una rivoluzione, perché l’aggregazione che abbiamo creato non è dovuta solo alla musica ma alla bicicletta. Ci si affanna tanto a cercare le soluzioni ai problemi della mobilità, ma la soluzione esiste già da 100 anni, ed è la bici.

Per Andrea Satta è possibile vivere la modernità con le rinnovabili?

A me piace pensare che prima o poi l’umanità prenderà coscienza del fatto che viviamo in un mondo in cui ogni cosa è interdipendente. Ogni cosa che facciamo ha delle ripercussioni sulla vita del pianeta; dobbiamo imparare a non produrre troppi rifiuti, a riparare quello che si rompe, a consumare meno energia ed ad utilizzarla con più oculatezza. Per questo stile di vita abbiamo bisogno di più tempo e la bicicletta ti fa vivere il tempo in maniera diversa. Allora le rinnovabili saranno sufficienti.

About Author / La Redazione
Precedente
Pod cars, esperimenti su rotaia
Successivo
Il bicchiere mezzo pieno