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Pod cars, esperimenti su rotaia

Ventidue veicoli, che collegano il Terminal 5 dell’aeroporto di Londra ad un parcheggio, faranno da test all’ultima innovazione del trasporto pubblico

I viaggiatori in arrivo o in partenza dall’aeroporto inglese di Heathrow da quest’estate avranno la possibilità di fare un viaggio nel futuro, sperimentando in anteprima mondiale l’innovativo sistema di trasporto che collega il Terminal 5 alle aree parcheggio. Lì, dove fino allo scorso anno si muovevano due bus-navetta a diesel, fanno oggi bella mostra di sé 22 nuove pod cars, piccoli e silenziosi veicoli elettrici che, dopo i test operativi effettuati nel mese di aprile, da giugno trasportano ogni giorno quasi 800 passeggeri sugli oltre 2,4 chilometri di binari di collegamento. A bordo niente volante, nessun rumore né spazio compresso, solo il posto per quattro persone e bagagli, un display informativo ed un pulsante di start per avviare il mezzo.

 

UNA SCOMMESSA RIUSCITA BAA, la società che gestisce l’aeroporto londinese, è più che soddisfatta della scommessa intrapresa ed è fermamente convinta che il nuovo sistema possa incrementare i tempi di percorrenza del 60 per cento, producendo un 40 per cento di risparmio sui costi operativi e migliorando al contempo le caratteristiche green dello scalo. La velocità massima raggiungibile è ancora contenuta (circa 40 km/h) ma offre il vantaggio, paragonato alla maggior parte dei mezzi che trasportano gruppi di persone su percorsi già programmati, di ridurre l’attesa iniziale per i passeggeri e il consumo energetico. Dietro il progetto c’è ULTra PRT, l’azienda britannica costruttrice delle tecnologiche pod cars, che ha così dato il primo volto commerciale al sistema Personal Rapid Transit (PRT).

Il PTR, o più semplicemente Trasporto Personale Automatico (PAT), in realtà ha sul fronte teorico diversi anni alle spalle. Con alcuni dei concetti base riscontrabili addirittura prima del XX secolo, la tecnologia inizia ad essere concepita a partire dalla metà degli anni ‘50 quando Donn Fichter, uno studioso di trasporti urbani, effettuò le prime ricerche sul tema e più in generale su metodi alternativi di trasporto di massa. Per la sua ufficializzazione bisognò però aspettare il 1988 quando l’associazione ATRA (Advanced Transit Association) introdusse l’acronimo adottando una serie di linee guida a definizione del sistema.

1.         Veicoli completamente automatizzati in grado di funzionare senza conducente e disponibili 24 ore al giorno.

2.         Binari riservati da poter posizionare a livello terreno, metropolitano o sopra elevato.

3.         Unità di piccole dimensioni disponibili per l’uso esclusivo da parte di un individuo o un gruppo ristretto, tipicamente da 1 a 6 passeggeri, che effettuino la stessa corsa.

4.         Una rete di linee e stazioni situate su binari di raccordo.

5.         Viaggi point-to-point che bypassino tutte le stazioni intermedie.

6.         Servizio disponibile on demand piuttosto che relegato ad una rigida tabella oraria.

Le linee guida riportate sono le stesse che caratterizzano la visione odierna del PAT, punti di forza di un sistema che sta solleticando il palato a molti. Progetti simili sono stati pianificati a Masdar City, dove – già da quest’anno – i primi 13 prototipi delle 3.000 pod cars preventivate si muoveranno alimentati esclusivamente da energie rinnovabili, e a Daventry nel Regno Unito dove si sta puntando ad una rete di binari lunga 55 km per far viaggiare 500 veicoli. Diverse proposte sono spuntate anche nella californiana Santa Cruz e a Nuova Delhi dove il “ministro in capo” della capitale, Sheila Dikshit, ha chiesto al dipartimento dei trasporti e al Delhi Integrated Multimodal Transit System (DIMTS) di produrre un rapporto dettagliato che esamini la fattibilità di un progetto di pod cars per la capitale.

QUATTRO PUNTI A FAVORE DELLA SOSTENIBILITÀ Efficienza energetica, basso impatto visivo, ridotto inquinamento acustico, risparmi economici e di risorse sono le caratteristiche che rendono il Trasporto Personale Automatico appetibile sul piano ambientale. E’ logico pensare che un sistema di trasporto elettrico leggero e compatto che viaggia senza sosta e si attiva solo in funzione alla domanda offra necessariamente un notevole risparmio energetico rispetto ad altre forme di trasporto. Ma quanto si risparmia? L’analisi effettuata dalla ULTra PRT indica che la maggior parte delle forme di trasporto, siano essi mezzi pubblici o privati, hanno livelli simili di energia impiegata di 1,2 ÷ 2,4 MJ a passeggero per km. Eliminando gli sprechi energetici legati a rallentamenti e accelerazioni dovuti alle stazioni intermedie, le pod cars – spiega la società – “mostrano un consumo energetico medio di appena 0,55 MJ a passeggero per km”, pari ad un risparmio di oltre il 70% rispetto ad una tradizionale city car.

Con il suo design moderno ed accattivante, il PRT strizza l’occhio ad una visione familiare di mobilità futuristica che non è tuttavia esente da una serie di criticità ancora irrisolte. A preoccupare gli scettici sono una serie di contro a cui si dovrà trovare una soluzione se si intende portare la tecnologia su larga scala, a partire dai problemi di certificazione e normativa nei vari paesi (diverse giurisdizioni regolo il sistema al pari dei treni leggeri) a quello relativo all’installazione delle nuove infrastrutture nei grandi centri (impatto visuale, poco spazio nei centri storici.

 

UNA NUOVA CULTURA DELLA MOBILITÀ ‘MADE IN EU’ In Europa, per affrontare le questioni più spinose del Personal Rapid Transit e valutarne l’efficacia, è nato 5 anni fa il progetto di ricerca CityMobil. L’obiettivo, ottenere una più efficace organizzazione del trasporto urbano attraverso il test e l’analisi di quattro differenti tecnologie; accanto al PTR il progetto ha, infatti, verificato le prestazioni anche delle CyberCars (veicoli completamente automatici ai quali è consentito operare su qualsiasi infrastruttura stradale), High Tech Buses (bus con ruote di gomma che compiono parte del loro percorso su binari) e Dual-mode vehicles (DMV – city car avanzate con possibilità di switching tra guida manuale assistita e automatica).

A CityMobil, che ha festeggiato la fine del suo programma quinquennale lo scorso maggio, hanno preso parte 28 tra aziende, enti di ricerca e università, coordinate dall’istituto di Ricerca olandese Tno. I risultati delle tre implementazioni su larga scala (Heathrow per l’appunto accanto a Castellon e Roma) e dalla ricerca industriale ed accademica sarà presentato insieme alle analisi generali sui vantaggi e le difficoltà di introduzione di nuove tecnologie di trasporto.

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