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Barriere coralline: l’inquinamento modifica la genetica dei coralli

Uno studio dell'Università delle Hawaii mostra la relazione tra genetica e fonti locali di stress ambientale, sottolineando l'importanza degli studi molecolari per la salvaguardia della biodiversità.

Gli “stress antropici” modificano il patrimonio genetico delle barriere coralline, inibendo la loro resilienza

(Rinnovabili.it) – Un nuovo studio condotto da ricercatori della Mānoa School of Ocean and Earth Science and Technology (Università delle Hawaii) ha scoperto che i fattori di stress ambientale indotti dall’uomo hanno un grande effetto sulla composizione genetica delle popolazioni di barriere coralline.

Lo studio, infatti, ha confermato che, tra le popolazioni di corallo, è in atto una vera e propria “strage di genotipi” derivante principalmente da cattive pratiche antropiche di uso del suolo e dall’inquinamento costiero. Questa ridotta diversità genetica, però, potrebbe seriamente compromettere la resilienza delle barriere coralline.

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Nello specifico, il team di ricercatori è stato in grado di ricostruire ed identificare le relazioni genetiche tra le barriere coralline di diverse aree, scoprendo relazioni più strette tra i coralli della costa di Maunalua Bay (sud est di Honolulu) e quelli dei siti del West Maui (nord ovest di Maui), rispetto ai coralli delle stesse isole. Questo modello è stato descritto come “isolamento per ambiente” in contrasto con “l’isolamento per distanza”, indicando la presenza di una risposta adattativa agli scarichi che contengono sedimenti e sostanze inquinanti da parte delle barriere coralline delle due diverse aree.

“I risultati dimostrano chiaramente la necessità di controllare con precisione le fonti locali di stress, affrontando contemporaneamente le cause profonde del cambiamento climatico globale”, ha affermato Robert Richmond, direttore del Kewalo Marine Laboratory. “Inoltre, questa ricerca mostra la necessità di studiare la biodiversità su più livelli, anche a partire dagli effetti dello stress e dei disturbi ambientali”.

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Infatti, soprattutto a chi si impegna per la conservazione delle barriere coralline nel mondo, lo studio offre delle preziose indicazioni di gestione, utili principalmente per migliorare quegli approcci e quelle strategie che hanno l’obiettivo di rafforzare la resilienza e la capacità di recupero delle popolazioni di corallo. In più, da un punto di vista scientifico, “la ricerca mostra il valore dell’applicazione degli strumenti molecolari agli studi ecologici per la buona gestione delle barriere coralline”, ha sottolineato Kaho Tisthammer, docente all’Università delle Hawaii.

Secondo Tisthammer, infatti, “mentre la perdita di colonie e specie di corallo è facile da vedere ad occhio nudo, sono necessari strumenti molecolari per scoprire gli effetti dei fattori di stress sulla diversità genetica all’interno delle popolazioni della barriera corallina”.

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