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Ondate di calore estremo, un terzo del pianeta in ginocchio

Uno studio dimostra come i rischi siano saliti costantemente dal 1980. E anche riducendo le emissioni, il numero di persone in pericolo aumenterà di quasi il 50% entro il 2100

ondate di calore estremo

 

Ondate di calore estremo in aumento, il climate change presenta il conto

(Rinnovabili.it) – La colonnina di mercurio nella Death Valley, in California, è salita nuovamente oltre i 50 gradi. Le bollenti temperature, causate da un sistema ad alta pressione che ha investito la regione Four Corners, non daranno tregua velocemente alla zona, considerata uno dei punti più caldi del pianeta.

Per la valle non è un evento insolito e, come spiegano i meteorologi del National Weather Service, si tratta di un fenomeno legato ad un modello ciclico più che ai cambiamenti climatici. Ma per la regione così come per il resto del pianeta, il futuro si prospetta sempre più rovente al di fuori dei normali cicli meteorologici. Gli stravolgimenti climatici in atto espongono già oggi un terzo degli abitanti della Terra a ondate di calore estremo, livelli di temperature letali per quella fetta di popolazione più fragile e vulnerabile.

 

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L’evoluzione delle temperature, guidata dall’accumulo dei gas serra nell’atmosfera, potrebbe peggiorare drasticamente entro la fine del secolo anche se le emissioni antropiche venissero tagliate in maniera drastica. A sostenerlo è un nuovo studio, pubblicato su Nature Climate Change, che prospetta per il mondo un destino di ondate di calore estremo “quasi inevitabile”.

 

“Le nostre opzioni, per ora, sono tra le pessime e le terribili”, spiega Camilo Mora, scienziato dell’Università delle Hawaii e autore principale dello studio.

 

La ricerca di Mora mostra come il rischio di malattie e decessi legati alle alte temperature sia salito in maniera pressoché costante dal 1980. Attualmente il 30 per cento della popolazione vive in aree con condizioni climatiche che, per almeno 20 giorni l’anno, registrano temperature letali. “Trovare così tanti casi di decessi legati al calore è stato assurdo, soprattutto perché spesso non ottengono particolare attenzione”, aggiunge lo scienziato. Eppure guardando la lista della mortalità, i numeri appaiono da subito impressionanti.

Nel corso degli ultimi 40 anni, le ondate di calore estremo hanno fatto vittime quasi ovunque. L’ondata di caldo che colpi l’Europa nel 2003 provocò ben 70mila decessi, altri 10mila si contarono a Mosca nell’estate del 2010. Nel 2015, in meno di cinque giorni in India sono morte oltre 500 persone per colpa di temperature superiori ai 47 gradi centigradi.

 

“Morire in un’ondata di caldo – commenta Mora – è come essere cotto lentamente, è pura tortura”.

 

Cosa bisogna aspettarsi per il futuro? Senza strumenti di resilienza e prevenzione sanitaria, la percentuale di persone a rischio in tutto il mondo crescerà al 48 per cento entro il 2100, anche agendo sulle emissioni. In mancanza di una efficace politica climatica però a pagare le conseguenze del climate change saranno tre quarti della popolazione mondiale.

 

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.