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Migliora la qualità dell’aria in Italia nel 2023, ma siamo lontani dalle soglie di sicurezza OMS

La sintesi annuale del Sistema Nazionale Protezione Ambiente indica un netto miglioramento nel 2023 e molte tendenze positive sul lungo periodo. Ma restano situazioni – diffuse, anche se localizzate – di sforamenti importanti. Sui quali la settimana scorsa l’UE ha acceso un riflettore, avviando una nuova procedura di infrazione contro l’Italia

Qualità dell’aria Italia 2023: trend in miglioramento
Foto di Winston Osei Adom su Unsplash

Mai dati così buoni sull’inquinamento atmosferico da metà anni ’90: il rapporto del SNPA

(Rinnovabili.it) – Scendono i livelli di inquinamento atmosferico in tutta Italia, anche se i valori restano ben lontani dalle soglie di sicurezza consigliate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per tutti i tipi di inquinanti. “Il 2023 è stato l’anno migliore da quando sono disponibili dati di PM10 e PM2,5”, cioè da 30 anni, “sia in termini di superamenti della soglia giornaliera del PM10 sia nei valori medi annuali”. Lo afferma il rapporto annuale del Sistema Nazionale Protezione Ambiente (SNPA) sulla qualità dell’aria in Italia nel 2023.

La qualità dell’aria in Italia nel 2023

La rete di rilevazione a livello nazionale registra dati relativamente positivi per gli sforamenti dei limiti annuali. Per il PM10, tutta Italia è rimasta sotto la soglia di 40 µg/m3, mentre il limite di 25 µg/m3 per i PM2.5 è stato rispettato in 311 centraline su 312. Positivo anche il trend di lungo periodo delle polveri sottili: con i dati 2023 siamo arrivati a -13% sulla media del decennio 2013-2022. Sulla stessa linea gli sforamenti per il biossido di azoto (NO2): nel 2023 è sceso del 19% rispetto agli ultimi 10 anni ed è rimasto nei limiti nell’98% dei casi.

Se gli sforamenti diminuiscono a livello nazionale, alcune aree – soprattutto in inverno – segnano ancora livelli inaccettabili. “Preoccupa l’aumento dei periodi di stagnazione atmosferica invernale (inversione termica a bassa quota, alta pressione livellata, assenza di precipitazioni, vento molto debole o assente) in alcune delle aree del paese solitamente più critiche”, segnala il rapporto, spiegando che è una situazione che “si è verificata con particolare rilevanza nei primi mesi del 2024”.

I dati consolidati sul 2022

Positivo anche il quadro che il SNPA dà dei livelli di inquinanti nel 2022, l’ultimo anno per cui sono disponibili dati consolidati. Una fotografia che va letta sullo sfondo della nuova procedura di infrazione aperta la scorsa settimana da Bruxelles proprio per gli sforamenti del 2022. Per quanto il trend sia in miglioramento, infatti, l’inquinamento atmosferico in Italia resta ancora lontano dagli standard comunitari.

Nel 2022 i valori limite annuali del PM10 e del PM2,5 sono stati rispettati su quasi tutto il territorio nazionale, nel 99,6% e 98,7% delle stazioni di rilevamento, con “pochissime localizzate eccezioni”, si legge nel rapporto. Nell’80% delle stazioni è rispettato anche il valore limite giornaliero del PM10, cioè 50 µg/m3 per la media giornaliera da non superare per più di 35 giorni in un anno.

Qual è allora la criticità che ha portato Bruxelles a deferire l’Italia alla Corte di Giustizia UE? “Si registrano superamenti diffusi in molte zone del paese: quasi tutto il bacino padano, gli agglomerati di Roma e Napoli-Caserta, la zona della Valle del Sacco (in provincia di Frosinone), la zona della Piana Lucchese e della pianura Venafrana (in provincia di Isernia), in Puglia, in provincia di Brindisi e nella zona Aree Industriali in Sicilia”, nota il rapporto.

Per l’NO2, il 98% delle stazioni rispetta i limiti annuali, mentre tutte restano sotto la soglia giornaliera. Molto diversa la situazione per l’ozono. Solo l’11,3% delle stazioni rispetta l’obiettivo a lungo termine, cioè 120 µg/m3 sulla media mobile giornaliera su 8 ore. Perché? Colpa del clima estivo “con condizioni di caldo estremo e assenza di precipitazioni che hanno caratterizzato l’estate 2022”, che ha moltiplicato anche i superamenti della soglia di informazione (180 µg/m3 per la media oraria) prevista a tutela della popolazione dall’esposizione acuta.