Rinnovabili • plastica biodegradabile

In Giappone prodotta plastica biodegradabile da rinnovabili e biomassa

Un processo di fotosintesi artificiale messo a punto dai ricercatori di Osaka accelera la produzione sostenibile di plastica biodegradabile

plastica biodegradabile
Foto di Brian Yurasits su Unsplash

Non serve più il petrolio per la sintesi dell’acido fumarico, elemento chiave della plastica biodegradabile

(Rinnovabili.it) – Un gruppo di ricerca dell’Università Metropolitana di Osaka ha compiuto progressi significativi nella produzione sostenibile di acido fumarico, un componente della plastica biodegradabile. Utilizzando bicarbonato, acido piruvico e anidride carbonica, i ricercatori hanno sviluppato una nuova tecnologia di fotosintesi artificiale

Il processo è importante perché raddoppia la resa di acido fumarico rispetto ai metodi precedenti. Un approccio innovativo che promette di ridurre le emissioni di anidride carbonica e offrire un metodo efficiente per la produzione di plastica biodegradabile. La CO2 viene infatti combinata in composti organici da usare come materie prime, da cui ottenere oggetti durevoli come quelli in plastica. In un contesto di crescente preoccupazione per l’inquinamento e il cambiamento climatico, il lavoro degli scienziati giapponesi infonde un barlume di speranza.

La seconda volta è quella buona

Non è la prima volta che il team, guidato dal professor Yutaka Amao, riesce nella sintesi dell’acido fumarico a partire da bicarbonato, acido piruvico ed energia solare. In questa nuova fase, però, la chiave è l’introduzione di un fotosensibilizzatore di una tecnica di fotosintesi artificiale perfezionata. Con questi accorgimenti, è migliorata significativamente la resa della produzione di acido fumarico rispetto ai metodi convenzionali.

Tradizionalmente derivato dal petrolio, questo componente è invece stato prodotto in modo efficiente sfruttando risorse rinnovabili e biomassa. L’acido fumarico è infatti presente anche in natura nella frutta e verdura. È stato isolato nelle radici della pianta erbacea selvatica Fumaria officinalis, da cui deriva il nome. Gli scienziati parlano di un “passo cruciale verso la sintesi di acido fumarico da fonti energetiche pulite con rendimenti più elevati”.

Pubblicato su Dalton Transactions, lo studio è sostenuto dalla Japan Society for the Promotion of Science, che fornisce sovvenzioni ai progetti di ricerca pionieristici, con l’idea di sostenere lo sviluppo sociale grazie all’innovazione.