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FabricAID, l’idea di un 24enne libanese per riciclare gli abiti usati

Omar Itani ha vinto il premio Young Champions of the Earth delle Nazioni Unite grazie alla creazione del primo hub di riciclo e ridistribuzione dell’abbigliamento nell’Asia occidentale a favore delle comunità svantaggiate

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Credit: Pxhere – CC0 Public Domain

Come il riciclo abiti usati può divenire una buona pratica per società e ambiente

(Rinnovabili.it) – Si chiama FabricAID ed è la realtà creata dal giovane libanese Omar Itani per riciclare abiti usati dando una mano alle comunità più svantaggiate. L’obiettivo è quello di fornire indumenti di buona qualità nelle mani delle persone che ne hanno bisogno, riducendo allo stesso tempo i rifiuti tessili. L’idea è semplice ma curata, come si legge sul sito del progetto. La struttura raccoglie vestiti e scarpe dai vari cassonetti della differenziata tessile sparsi in Libano e attraverso donazioni o partnership con aziende e associazioni di settore; quindi gli indumenti vengono puliti, riparati e classificati, scartando quelli in cattive condizioni. I capi di buona qualità sono rivenduti a micro prezzi tra 0,3 centesimi e 2 dollari. “FabricAID ridisegna il modo in cui pensiamo alla moda”, ha dichiarato Itani. “Le persone più bisognose hanno pochi vestiti o proprietà. Eppure c’è anche un eccesso di indumenti buoni che vengono bruciati o gettati in discarica, inquinando l’ambiente e creando rifiuti inutili”

 

Ad oggi FabricAID ha riciclato 75.000 chilogrammi di abiti usati e rivenduto oltre 50.000 articoli a più di 10.000 persone, per lo più rifugiati o comunità a basso reddito reddito. Diventando a tutti gli effetti, il primo grande hub di raccolta e ridistribuzione dell’abbigliamento nell’Asia occidentale e creando nuove opportunità di lavoro locale.

 

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Il progetto che ha fatto meritare al 24enne libanese il titolo ONU di Young Champions of the Earth, riconoscimento assegnato a livello mondiale ai giovani under 30 impegnati in grandi idee per la tutela e il cambiamento ambientale.

Spiega Inger Andersen, direttore esecutivo del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) “Il cambiamento climatico è la sfida principale del nostro tempo e invita tutti noi a ridurre, riutilizzare e riciclare per eliminare gli sprechi. L’industria della moda ha bisogno di modelli di business innovativi e leader come Omar per aiutarci ad abbracciare e passare a un’economia a zero sprechi e basse emissioni di carbonio”.

 

Un passo fondamentale se si considera l’impatto ambientale di questo settore: oggi l’industria della moda impiega le stesse risorse idriche necessarie per soddisfare le esigenze di cinque milioni di persone, mettendo sul mercato ogni anno l’equivalente di 3 milioni di barili di petrolio in microfibra.

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.