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I diritti umani faranno impennare il prezzo delle auto elettriche

Uno studio del Joint Research Center della Commissione mette in guardia sulle difficoltà di reperire cobalto estratto eticamente e sull’aumento dei costi per l’industria delle batterie in un ambito strategico per la transizione energetica

Auto elettriche: l’UE ha un problema con il cobalto
Foto di ELLE RITTER da Pixabay

Le ambizioni UE sul boom di auto elettriche rischiano di inciampare sui minerali dei conflitti

(Rinnovabili.it) – Bruxelles vuole batterie sostenibili al 100%, ma le auto elettriche made in UE potrebbero pagare un conto salatissimo. Il problema ruota attorno al cobalto, al Congo e ai diritti umani. Uno studio del Joint Research Center, il centro di ricerca interno alla Commissione, ha analizzato l’impatto delle nuove regole proposte dall’esecutivo UE in materia di tracciabilità e sostenibilità delle supply chain. Individuando un problema difficile da risolvere o aggirare su uno degli elementi necessari per le batterie degli EV.

“Se, come proposto dalla Commissione europea, la due diligence sulla catena di approvvigionamento del cobalto sarà obbligatoria per le batterie vendute nei mercati dell’UE nel prossimo futuro, la domanda di cobalto proveniente da fonti responsabili aumenterà rapidamente”, sostiene lo studio, ancora non pubblicato e visto in anteprima da Bloomberg.

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In Congo vengono estratti 3/5 del cobalto che finisce sui mercati globali ogni anno. Senza il paese centrafricano è impossibile pensare di avere quel boom di mobilità elettrica su cui è imperniato il Green Deal per decarbonizzare parte dei trasporti. Ma almeno 1/3 del cobalto congolese arriva da miniere illegali o dove lo sfruttamento del lavoro minorile è la regola.

L’aumento della domanda quindi non potrà essere seguito da un incremento parallelo nell’offerta: i costi sono destinati a salire. I prezzi peraltro sono in fortissima ascesa già adesso. Da gennaio c’è stata un’impennata vertiginosa, +65% in nemmeno 3 mesi, fino a superare quota 50mila dollari la tonnellata. E tutto questo trainato dall’aumento dell’interesse di Europa e Cina per le auto elettriche. In più pesa il fatto che Pechino abbia iniziato a fare grande scorta di cobalto, lasciando sul mercato solo le briciole.

Per Bruxelles si pone un problema di approvvigionamento piuttosto serio. Da programma per rilanciare la mobilità elettrica, entro il 2030 le economie dell’UE devono garantire più di 64.000 tonnellate di cobalto ‘di origine etica’ al di là dei vincoli esistenti della catena di approvvigionamento. Un volume di metallo del valore di circa 3,2 miliardi di dollari ai prezzi attuali, tutto per alimentare la transizione agli EV. Il nuovo regolamento UE sulle batterie sostenibili punta moltissimo sul riciclo per ridurre gradualmente la dipendenza da risorse esterne, peraltro protagoniste di alcune delle filiere più fragili al mondo. Ma al 2035 il tenore di cobalto riciclato che diventerà obbligatorio tocca solo il 20%. Resta il problema con la supply chain globale.

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Un rapporto di febbraio di Amnesty International mette in guardia dai costi di una transizione energetica non abbastanza attenta all’eticità delle catene di rifornimento. “La vera frontiera della rivoluzione delle batterie non è nei corridoi di Bruxelles. È nelle miniere di cobalto non regolamentate della Repubblica Democratica del Congo, dove i bambini di soli sette anni lavorano in condizioni pericolose”, si legge nel documento che mette tra i minerali a rischio anche il nickel siberiano e il litio dalle saline sudamericane. Ed elogia il nuovo regolamento UE.

Allarme peraltro già recepito proprio dal JRC, che in uno studio preliminare datato luglio 2020 sottolineava che anche il cobalto commercializzato da Glencore ha molti punto oscuri che devono essere chiariti. Il colosso minerario rifornisce tra gli altri la Tesla e assicura che tutto il suo cobalto – in gran parte proveniente proprio dal Congo come sottoprodotto dell’estrazione del rame – è sostenibile. Ma per il JRC le garanzie che fornisce non sono sufficienti.