Rinnovabili • invent

La collaborazione green che fa bene al pianeta e alla casa: Invent e SIME insieme per il tuo futuro

Si apre la partnership tra i leader dell’innovazione sostenibile per aiutarti a sfruttare i benefici del Superbonus 110%

invent

Articolo pubbliredazionale

Se è vero che casa è il luogo dove siamo al sicuro, dove possiamo essere noi stessi e sentirci bene in libertà assoluta, perché non farlo al meglio, immersi in un’atmosfera confortevole e un clima perfetto, soprattutto se gratuitamente? 

Sì, perché il 2021 è iniziato con una novità all’insegna del risparmio energetico: Invent e SIME siglano un accordo unico per fornirti un servizio completo, in grado di rendere la tua abitazione calda, efficiente e accogliente. Il tutto a costo zero grazie al Superbonus 110%. 

Una collaborazione, questa, che arricchisce ulteriormente la proposta Invent per il vivere sostenibile, offrendoti un impianto di riscaldamento e un impianto fotovoltaico in un’unica, esclusiva soluzione green, installata dalla rete di applicatori professionisti Invent+SIME.

Non solo ti affiderai a un sistema ad alta tecnologia e efficienza, ma sarai anche in grado di produrre l’energia necessaria per alimentarlo, abbassando il tuo impatto sull’ambiente e in bolletta in un colpo solo.

QUANDO LINNOVAZIONE È DI CASA

La partnership Invent-SIME, infatti, porta tra le tue pareti Murelle Revolution, la soluzione che integra caldaia e pompa di calore in un prodotto unico, senza unità esterna e senza alcun intervento invasivo per la tua abitazione. 

La rivoluzione? La tecnologia d’avanguardia marchiata SIME è in grado di sfruttare al meglio le due fonti di calore, alternando autonomamente impianto a combustione ed elettrico, per garantire in ogni momento la condizione più conveniente per te. 

Non è tutto: in una perfetta ottica di sostenibilità, infatti, i moduli fotovoltaici Invent, ti permettono di raggiungere il massimo livello di efficienza energetica e autosostenere la produzione di elettricità destinata a tutti gli impianti della tua casa (compresa, quindi, la pompa di calore). 

L’ottima notizia è che, oltre a vedere il costo in bolletta drasticamente ridotto per tutti gli anni futuri, le spese che dovrai sostenere per un tale intervento sono… assolutamente nulla!

Affidandoti ad Invent e SIME, infatti, potrai accedere in maniera facile e veloce anche al Superbonus 110% e trasformare la tua realtà nell’abitazione dei sogni senza sforzi.

INVENT E SIME: LA SCELTA PER UN MONDO MIGLIORE

Attore esperto in materia di innovazione tecnologica e sostenibilità, da più di 15 anni Invent realizza soluzioni fotovoltaiche che coniugano efficienza, qualità e design italiano a una grande consapevolezza nei confronti del territorio che ci circonda. Ogni prodotto realizzato, infatti, nasce da un lungo processo di ricerca e sviluppo volto non solo a portare sul mercato il miglior servizio possibile per l’utente, ma anche per la comunità e l’ambiente. 

Lavorare a un mondo pulito, dove l’uomo sappia vivere in armonia con la natura è l’elemento fondante dell’attività produttiva dell’azienda e ogni processo, ogni azione, ogni collaborazione, viene guidata da questo ideale.

«Immaginiamo un futuro in cui le imprese possano diventare motore di progresso sociale, attraverso la promozione di attività culturali e sociali in grado di generare benefici concreti per la comunità.»*

E proprio questo principio trova linfa nella scelta di un partner affidabile e di massima qualità come SIME, leader del comfort ambientale che, da trent’anni, agisce guardando al futuro con attento impegno ecosostenibile.

Innovazione per l’ambiente prima di tutto. Questo è il grande fil rouge che conduce l’operato di SIME, organizzazione industriale certificata tra le prime 4 produttrici di caldaie a basamento in Italia e tra le prime 10 a livello mondiale per le caldaie murali. Un dato notevole, soprattutto se a una produzione consapevole si affiancano processi di innovazione costantemente monitorati e regolati affinché incontrino altissimi standard ambientali: esattamente il grande impatto ecologico e sociale di cui il nostro pianeta ha bisogno.

Nata come impresa di caldaisti in ghisa nel 1972, SIME ha saputo negli anni crescere e innovarsi costantemente, giungendo oggi ad avere 4 filiali (Italia, Spagna, Gran Bretagna e Cina) che fatturano complessivamente oltre 60 milioni e ad essere stabilmente presente, oltre i confini italiani, in Europa, Nord Africa, Americhe, Asia e in Oceania, qui ben dagli anni 80. 

«Siamo entusiasti di questa collaborazione con una realtà dinamica e dallesperienza tanto importante nel settore» ha commentato Sante Bortoletto, Presidente di Invent. A cui fanno eco le parole di SIME: «Invent è un’azienda caratterizzata da grande dinamicità, creatività e voglia di fare, di innovare: ci hanno colpito molto la loro expertise, il loro spirito di iniziativa e la personalità vulcanica del Sig. Bortoletto. Per crescere, per innovare, è importante non solo saper fare, ma anche saper raccontare la propria idea e la propria visione, far capire ai propri partner e clienti il proprio progetto.» E con SIME ciò è avvenuto a pieno!

A rafforzare il legame tra le due imprese c’è infatti anche il valore dell’aggiornamento – costante, tecnologica, moderna e digitale – tanto importante per Invent quanto per SIME, che ha sviluppato negli anni ben 8 centri di formazione.

Installatori, assistenza e rete pre e post vendita sono costantemente coinvolti nella filiera aziendale: grazie all’esperienza e alla professionalità dei tecnici Invent e SIME i prodotti, le tecnologie e la sua visione delle due imprese fanno il loro ingresso nelle case di tutti gli italiani aiutandoli a migliorare il comfort delle loro abitazioni.

E oggi, con il Superbonus 110%, l’operazione è anche a costo zero!

SUPERBONUS 110%: IL CONTRIBUTO CHE FA BENE ALLAMBIENTE

Il Superbonus 110% è un incentivo statale istituito all’interno del Decreto Rilancio per specifici interventi in ambito di riqualificazione energetica, interventi antisismici e installazione di impianti fotovoltaici, eseguiti su edifici residenziali e mirati a migliorarne di almeno due livelli la classe energetica. 

Destinato solo ai privati cittadini (non quindi alle aziende), il bonus è previsto per i lavori eseguiti su immobili non strumentali con massimo 2 unità per contribuente e condotti congiuntamente a interventi “primari” di isolamento termico, sostituzione degli impianti di climatizzazione, coibentazione dell’edificio, installazione di sistemi ibridi e a pompa di calore.

Inizialmente valido dal 1 luglio 2020 al 31 dicembre 2021, è stato però esteso con la nuova legge di bilancio, spostando di fatto il termine ultimo per concludere i lavori al 30 giugno 2022.

Per beneficiare del Superbonus 110%, quindi, puoi scegliere la modalità che preferisci: se lo desideri puoi ottenere il rimborso in forma di detrazione fiscale distribuita nei successivi 5 anni dagli interventi eseguiti. Vuoi, invece, rientrare subito dall’investimento effettuato? Nessun problema! Puoi affidarti direttamente a Invent attraverso la cessione del credito, ricevendo uno sconto del 100% direttamente in fattura, così da non dover fare altro che goderti la tua casa senza ulteriori indugi.

Di tutte le pratiche burocratiche e della riscossione del credito, ci faremo carico noi!

* Vision Invent Srl – sito aziendale

Rinnovabili •
About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • filiere delle rinnovabili

Decreto FERX, gli stakeholder chiedono più chiarezza e trasparenza

Il Ministero dell'Ambiente pubblica gli esiti della consultazione pubblica sul Decreto Ministeriale FER X, chiusa lo scorso settembre. Dai 46 soggetti partecipanti emerge l'esigenza di conoscere per tempo tutte le informazioni utili alla programmazione degli investimenti nelle rinnovabili. Chiesti chiarimenti sul processo autorizzativo e sulle tempistiche

decreto ferx
Foto di Rabih Shasha su Unsplash

Decreto FERX, nuovi spunti di riflessione

Servono maggiori informazioni sui coefficienti sul prezzo d’aggiudicazione, sui criteri di priorità, sulla documentazione per l’accesso al meccanismo e sulle tipologie di interventi ammessi. In particolare quando si tratta di progetti di “rifacimento” e “potenziamento”. Queste alcune delle principali richieste emerse dalla consultazione pubblica sul Decreto FERX. La scorsa estate il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica aveva pubblicato lo schema del provvedimento per una raccolta di pareri da parte degli stakeholder, con l’obiettivo di condividerne le logiche. Oggi il MASE rende noti gli esiti di tale consultazione puntando i riflettori sugli spunti e le richieste emerse da parte dei 46 soggetti partecipanti. 

Gli esiti della consultazione pubblica

Ricordiamo che il Decreto FERX nasce con lo scopo di definire un meccanismo di supporto espressamente dedicato ad impianti a fonti rinnovabili con costi di generazione vicini alla competitività. Come? Tramite contratti CfD a valere sull’energia elettrica prodotta dagli impianti. Con un accesso diretto per quelli di taglia inferiore al MW, e tramite aste al ribasso per quelli di taglia uguale o superiore al MW. Ed è proprio su queste due modalità che arrivano le prime considerazioni.

Per la maggior parte dei soggetti che hanno risposto alla consultazione, il contingente di 5 GW per gli impianti FER ad accesso diretto non sarebbe sufficiente, soprattutto vista la grande attenzione che stanno ricevendo al livello di investimento i sistemi di piccola taglia.

Per quanto riguarda l’accesso tramite asta, invece, il parere generale condivide i contingenti individuati, che secondo l’ultima bozza pubblicata oggi sarebbero: per il fotovoltaico 45 GW; per l’eolico di 16,5 GW; per l’idroelettrico di 630 MW; per i gas residuati 20 MW. “Tuttavia – si legge nel documento del MASE – congiuntamente alla risposta positiva sono state proposte diverse modifiche (aumento di uno specifico contingente, creazione di nuovo contingente, meccanismi di riallocazione della potenza non assegnata, ridefinizione dei contingenti al fine di favorire lo sviluppo dei PPA, etc.)”. Tra gli spunti emersi c’è la proposta di contingenti separati tra il fotovoltaico a terra e sul tetto.

Proposti nuovi requisiti di accesso e tempistiche

In tema requisiti d’accesso, alcuni soggetti chiedono l’incremento della soglia di potenza per l’accesso diretto, l’aggiunta dei criteri ESG, la reintroduzione del requisito specifico che attesti la capacità finanziaria ed economica di chi partecipa al meccanismo del Decreto FERX.

Con riferimento ai tempi massimi individuati per la realizzazione degli interventi, la consultazione ha evidenziato un forte distaccamento con le aspettative degli operatori. Per quanto detto diversi soggetti propongono per una o più fonti l’innalzamento dei tempi previsti, chiedendo di tenere in considerazione parametri quali, la potenza e/o la tipologia d’intervento, l’ottenimento dei titoli autorizzativi, i tempi di realizzazione della connessione e quelli dovuti agli approvvigionamenti, che sottolineano, potrebbero oltretutto determinare un aumento dei costi, visto anche i meccanismi incentivanti”, si legge ancora nel documento.

Per i tempi di comunicazione della data d’entrata in esercizio dell’impianto, emerge nel complesso l’esigenza di un prolungamento, aggiungendo da più 60 giorni a 12 mesi. Viene anche evidenziata una certa contrarietà all’obbligo per gli operatori di impianti rinnovabili non programmabili che stipula un contratto CfD ad abilitarsi alla fornitura dei servizi di dispacciamento.

About Author / La Redazione

Rinnovabili • batteria ibrida al sodio

Dalla Corea la batteria ibrida al sodio che si ricarica in pochi secondi

Un gruppo di scienziati del KAIST ha sviluppato una batteria a ioni di sodio ad alta energia, ad alta potenza e di lunga durata

batteria ibrida al sodio
Foto di danilo.alvesd su Unsplash

Quando le batteria a ioni sodio incontrato i supercondensatori a ioni sodio

Arriva dalla Corea del Sud la prima batteria ibrida al sodio in grado di battere la tecnologia a ioni di litio a mani basse. Con ottime prestazioni lato di capacità di accumulo, potenza, velocità di carica e durata, come dimostra l’articolo pubblicato sulla rivista scientifica Energy Storage Materials (testo in inglese).

Nel 2020 le batterie a ioni sodio (Na+) hanno raggiunto prestazioni comparabili a quelle degli ioni di litio in termini di capacità e durata del ciclo in condizioni di laboratorio. Da allora il segmento ha continuato a macinare grandi progressi, spinto dall’esigenza globale di trovare una tecnologia di accumulo più economica delle ricaricabili al litio e meno dipendente dalle attuali catene di approvvigionamento dei materiali critici. L’ultimo grande risultato nel campo è quello segnato da un gruppo di scienziati del KAIST, il Korea Advanced Institute of Science and Technology.

leggi anche Batterie al sodio allo stato solido, verso la produzione di massa

Il team guidato dal professor Jeung Ku Kang del Dipartimento di Scienza e Ingegneria dei Materiali ha messo a punto una batteria ibrida agli ioni di sodio dalle prestazioni eccellenti e in grado di ricaricarsi in pochi secondi. Il segreto? Un’architettura che integra materiali anodici propri delle batterie con catodi adatti ai supercondensatori.

Batteria ibrida al sodio, prestazioni record

In realtà non si tratta di un approccio nuovo. Gli stoccaggi ibridi con Na+ sono emersi negli ultimi anni come una promettente applicazione nel campo dell’energy storage in grado di superare i punti deboli degli accumulatori a ioni di sodio più conosciuti.

Tradizionalmente questo metallo è usato e studiato in due tipi di dispositivi di stoccaggio: batterie e condensatori. Le prime, come spiegato poc’anzi, forniscono oggi una densità di energia relativamente elevata ma sono caratterizzate da una lenta cinetica di ossidoriduzione, che si traduce in una bassa densità di potenza e una scarsa ricaricabilità. I secondi invece hanno un’elevata densità di potenza dovuta all’accumulo di carica tramite rapido adsorbimento di ioni superficiali, ma una densità di energia estremamente bassa.

Tuttavia unire le due tecnologie impiegando catodi di tipo condensatore e degli anodi di tipo batteria, non ha dato subito i risultati sperati. La causa è da ricercare soprattutto nello squilibrio cinetico tra i due tipi di elettrodi.

Nuovi materiali per catodo e anodo

Per arginare il problema il team sudcoreano ha utilizzato sviluppato un nuovo materiale anodico con cinetica migliorata attraverso l’inclusione di materiali attivi fini nel carbonio poroso derivato da strutture metallo-organiche. Inoltre, ha sintetizzato un materiale catodico ad alta capacità e la combinazione dei due ha consentito lo sviluppo di un sistema di accumulo di ioni sodio che ottimizza l’equilibrio e riduce al minimo le disparità nei tassi di accumulo di energia tra gli elettrodi.

leggi anche Da CATL la prima batteria con degrado zero dopo 5 anni

La cella completamente assemblata supera per densità di energia le batterie commerciali agli ioni di litio e presenta le caratteristiche della densità di potenza dei supercondensatori. Nel dettaglio la batteria ibrida al sodio si ricarica rapidamente e raggiunge una densità di energia di 247 Wh/kg e una densità di potenza di 34.748 W/kg. Inoltre gli scienziati hanno registrato una stabilità del ciclo con efficienza Coulombica pari a circa il 100% su 5000 cicli di carica-scarica.

Rinnovabili •
About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • fotovoltaico materiale quantistico

Fotovoltaico, ecco il materiale quantistico con un’efficienza del 190%

Un gruppo di scienziati della Lehigh University ha sviluppato un materiale dotato di una efficienza quantistica esterna di 90 punti percentuali sopra quella delle celle solari tradizionali

fotovoltaico materiale quantistico
via Depositphotos

Nuovo materiale quantistico con un assorbimento solare medio dell’80%

Atomi di rame inseriti tra strati bidimensionali di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. Questa la ricetta messa a punto dai fisici Srihari Kastuar e Chinedu Ekuma nei laboratori della Lehigh University, negli Stati Uniti, per dare una svecchiata alla prestazioni delle celle solari. Il duo di ricercatori ha così creato un nuovo materiale quantistico dalle interessanti proprietà fotovoltaiche. Impiegato come strato attivo in una cella prototipo, infatti, il nuovo materiale ha mostrato un assorbimento solare medio dell’80%, un alto tasso di generazione di portatori fotoeccitati e un’efficienza quantistica esterna (EQE) record del 190%. Secondo gli scienziati il risultato raggiunto supera di gran lunga il limite teorico di efficienza di Shockley-Queisser per i materiali a base di silicio e spinge il campo dei materiali quantistici per il fotovoltaico a nuovi livelli. 

leggi anche Fotovoltaico in perovskite, i punti quantici raggiungono un’efficienza record

L’efficienza quantistica esterna

Tocca fare una precisazione. L’efficienza quantistica esterna non va confusa con l’efficienza di conversione, il dato più celebre quando si parla di prestazioni solari. L’EQE rappresenta il rapporto tra il numero di elettroni che danno luogo a una corrente in un circuito esterno e il numero di fotoni incidenti ad una precisa lunghezza d’onda

Nelle celle solari tradizionali, l’EQE massimo è del 100%, tuttavia negli ultimi anni alcuni materiali e configurazioni avanzate hanno dimostrato la capacità di generare e raccogliere più di un elettrone da ogni fotone ad alta energia incidente, per un efficienza quantistica esterna superiore al 100%. Il risultato di Kastua e Ekuma, però, rappresenta un unicum nel settore.

Celle solari a banda intermedia

Per il loro lavoro due fisici sono partiti da un campo particolare della ricerca fotovoltaica. Parliamo delle celle solari a banda intermedia (IBSC – Intermediate Band Solar Cells), una tecnologia emergente che ha il potenziale per rivoluzionare la produzione di energia pulita. In questi sistemi la radiazione solare può eccitare i portatori dalla banda di valenza a quella di conduzione, oltre che direttamente, anche in maniera graduale. Come?  “Passando” per l’appunto attraverso stati di una banda intermedia, livelli energetici specifici posizionati all’interno della struttura elettronica di un materiale creato ad hoc. “Ciò consente a un singolo fotone di provocare generazioni multiple di eccitoni attraverso un processo di assorbimento in due fasi“, scrivono i due ricercatori sulla rivista Science Advances.

Nel nuovo materiale quantistico creato dagli scienziati della Lehigh University questi stati hanno livelli di energia all’interno dei gap di sottobanda ideali. Una volta testato all’interno di una cella fotovoltaica prototipale il materiale ha mostrato di poter migliorare l’assorbimento e la generazione di portatori nella gamma dello spettro dal vicino infrarosso alla luce visibile. 

La rivoluzione dei materiali quantistici

Il duo ha sviluppato il nuovo materiale sfruttando i “gap di van der Waals”, spazi atomicamente piccoli tra materiali bidimensionali stratificati. Questi spazi possono confinare molecole o ioni e gli scienziati dei materiali li usano comunemente per inserire, o “intercalare”, altri elementi per ottimizzare le proprietà dei materiali. Per la precisione hanno inserito atomi di rame tra strati di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. “Rappresenta un candidato promettente per lo sviluppo di celle solari ad alta efficienza di prossima generazione – ha sottolineato Ekuma – che svolgeranno un ruolo cruciale nell’affrontare il fabbisogno energetico globale“.

Rinnovabili •
About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.