Rinnovabili vs Fossili: costi di produzione elettrica, chi vince?

In metà dei paesi del G20 le fonti rinnovabili sono sono già oggi al ari o più convenienti del carbone o del nucleare

costi di produzione elettrica

 

 

Costi di produzione elettrica a confronto

(Rinnovabili.it) – Puntare sull’energia pulita non è più una questione puramente ambientale. I costi di produzione elettrica da fonti rinnovabili hanno raggiunto il punto di svolta e, in metà delle potenze del G20, riescono a tener testa, se non addirittura a esser più convenienti, di fossili e nucleare. Lo ha dimostrato il celebre impianto Hinkley Point C del Regno Unito: il prezzo fisso concordato per l’energia della centrale atomica supera di gran lunga le più recenti offerte eoliche.

A ribadirlo è oggi un nuovo studio commissionato da Greenpeace alla Lappeenranta University della Finlandia. Il report compara gli attuali costi di produzione elettrica di energie verdi con carbone, gas e “atomo” allungando le previsioni fino al 2030.

 

E se l’energia prodotta dalle centrali eoliche è risultata, fin dal 2015, l’opzione più conveniente in vaste parti d’Europa, Sud America, Stati Uniti, Cina e Australia, per il futuro lo studio prevede un vero e proprio boom del fotovoltaico. Di questo passo, spiegano gli autori, l’energia solare sarà la fonte più conveniente (anche rispetto al vento) nella gran parte dei Paesi del G20.

I dati pubblicati solo poco tempo fa da UNEP e BNEF mostrano come le tecnologie verdi abbiano tagliato drasticamente i costi.  Lo scorso anno, il costo medio dell’elettricità prodotta attraverso il sole è calato a livello globale del 17 per cento; meglio ancora ha fatto l’eolico, diminuendo i prezzi del 18 per cento negli impianti a terra e addirittura del 28 per cento per quelli offshore. I record toccati in Marocco e Abu Dhabi nel 2016, rispettivamente con un’offerta di 26 euro al MWh per una wind farm e di 24 euro al MWh per un progetto solare, sono solo le ultime buone performance un percorso costante.

 

“La protezione del clima ha sempre più senso sotto il profilo economico per il G20, man mano che le fonti rinnovabili diventano più convenienti del carbone e del nucleare”, commenta Tobias Austrup di Greenpeace Germania. “Qualsiasi paese del G20 stia ancora investendo in centrali a carbone e atomiche, sta sprecando i propri soldi su una tecnologia che non sarà competitiva nei prossimi anni”.

 

costi di produzione elettrica
LCOE delle diverse tecnologie al 2030

 

L’Italia merita un capitolo a sè. Il report individua una buona base di partenza, con situazioni economiche in parte già vantaggiose. Per il 2030 gli autori prevedono che il fotovoltaico su scala utility rappresenterà la tecnologia meno costosa, con importanti opportunità anche per i prosumer solari dotati di accumulo energetico (i dati sulla generazione distribuita forniti dall’AEEGSI puntano proprio in questa direzione). La produzione di energia eolica “continuerà ad essere competitiva”.

Articolo precedenteTsunami tossico in Israele: è disastro ambientale
Articolo successivoG20 clima: la bozza d’accordo è quella di un G19 più uno

1 commento

  1. Tutto giusto. Mi permetto di aggiungere una considerazione: Ai fini della crescita del PIL (Prodotto Interno, non Prodotto Importato) le tecnologie prime in classifica per economicità, cioè fotovoltaico, eolico e nucleare , presentano l’ulteriore vantaggio rispetto ai combustibili fossili di importazione (oltre l’aspetto ambientale ben noto) il vantaggio, se realizzati nel paese di utilizzo, di fare crescere i posti di lavoro ed il PIL. Le rinnovabili in primis, con “combustibile sole e vento” gratuito, il nucleare al secondo posto (il combustibile incide per meno del 5 % sul costo di produzione dell’elettricità) ed a seguire i combustibili fossili, nell’ordine carbone, olio (scarseggiante ormai e destinato solo alla trazione) ed infine, il più caro, gas. Cioè mentre il costo di produzione del kWh elettrico è sostanzialmente un costo di ammortamento impianto per le rinnovabili ed il nucleare, per i fossili si importa in maniera costosa e strategicamente pericolosa , pagando in gran parte all’estero il costo di produzione. Ovviamente si deve supporre che i principali sistemi del fotovoltaico o dell’eolico vengano prodotti nel paese. L’Italia riesce a fare tutto al contrario di quanto ci si aspetterebbe, pur dovendo comunque riconoscere che in larga misura al momento occorre importare energia fossile, non posseduta dal nostro paese.
    UVR

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Leave the field below empty!