Rinnovabili italiane, soddisfano il 17,3% dei consumi finali

Il GSE pubblica le stime preliminari per il 2015: le fer continuano a crescere ma con percentuali minime. La “colpa” è della minor produzione di idroelettrico ed eolico

Rinnovabili italiane, soddisfano il 17,3% dei consumi finali

 

(Rinnovabili.it) – Le rinnovabili italiane continuano a crescere, ma i trend che le caratterizzano sono oramai ben lontani dagli anni d’oro del settore. Nel 2015, le fer hanno coperto una quota dei consumi finali lordi (ossia sommando assieme i consumi elettrici, termici e del settore trasporti) pari al 17,3%. Il risultato è tre punti percentuali in più di quanto ci chiede l’Europa come obiettivo al 2020, ma se si guarda il ritmo di crescita annuale si scopre che l’Italia aveva superato il target richiesto già nel 2014 (17,1%) e che nell’anno successivo ha potuto guadagnare solo 0,2 punti percentuali in più.

 

Tuttavia come rivela il Gestore dei Servizi Energetici l’incremento degli impieghi delle FER, valutato in circa 900 ktep (di cui oltre il 70% imputabile all’utilizzo delle biomasse nel settore termico), sarebbe proporzionalmente superiore a quello dei consumi finali lordi complessivi (+3,6 Mtep circa). I dati appartengono la nota “Energia da fonti rinnovabili in Italia – Dati preliminari 2015”, nella quale sono fornite le stime aggiornate sulle principali grandezze che descrivono la diffusione delle rinnovabili in Italia nei settori elettrico, termico e trasporti.

Nel complesso, spiega il GSE, le stime preliminari conducono a “un’ipotesi di incremento della potenza installata” tra il 2014 e il 2015 poco inferiore ai 1.000 MW (+2% circa), concentrato principalmente tra gli impianti eolici (+5%) e fotovoltaici (+2%). La produzione complessiva, invece, si sarebbe ridotta di circa 14 TWh, pari ad una contrazione del 12%.

Di chi è la “colpa”? Principalmente della componente idroelettrica: non tanto perché il 2015 sia stato un anno particolarmente negativo (secondo le stime preliminari sarebbe pari a 43.902 GWh, sufficientemente in linea con il valore medio della produzione idraulica degli ultimi 15 anni), quanto perché nel 2014 le condizioni climatiche furono estremamente favorevoli e la produzione raggiunse un livello mai toccato in anni recenti. Un leggero calo di produzione si sarebbe registrato anche per la componente eolica che sarebbe passata da 15,1 TWh del 2014 ai 14,8 TWh dello scorso anno, in barba ad una potenza lorda in crescita da 8.703 MW a 9.126 MW.

Articolo precedenteCosì le auto elettriche trasformeranno l’internet delle cose
Articolo successivoLa parete verde di 70 metri che fa respirare la torre di Cipro

1 commento

  1. Si deve aggiungere al vostro articolo una precisazione sulle DIVERSE CAUSE della minor produzione da idroelettrico ed eolico.
    Nel caso dell’idroelettrico, la minor produzione è dovuta non solo alle diverse condizioni climatiche, ma anche alla gestione dei “pompaggi” (ricarica degli invasi nei momenti di bassa richiesta), che è affidata ad ENEL (proprietaria di gran parte degli impianti idroelettrici). ENEL tende a sottoultilizzare gli impianti idroelettrici per favorire quelli termoelettrici a ciclo combinato, per convenienza economica. Quindi si tratta di un problema soprattutto di gestione, non tecnico.
    Nel caso dell’eolico, invece, stanno venendo in evidenza i limiti di questa tecnologia: se manca il vento un impianto eolico produce zero, se c’è troppo vento un impianto eolico produce zero perchè deve essere fermato.
    Questo dovrebbe far riflettere sulla preferenza che si dovrebbe dare alle rinnovabili “programmabili” (idroelettrico, geotermico, e mettiamoci pure l’efficienza energetica), rispetto alle rinnovabili “non programmabili” come eolico e fotovoltaico, che producono solo quando lo decide il clima.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Leave the field below empty!