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Energia marina, le maree possono fornire 1/3 della domanda elettrica

Ma quasi il 90% del potenziale sfruttabile si trova nelle acque di soli 5 Paesi, tra cui Regno Unito e Francia

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Il progetto Tidal Lagoon Power della Gran Bretagna

 

Le potenzialità delle centrali a laguna nello sfruttamento dell’energia marina

(Rinnovabili.it) – Fino a un terzo del fabbisogno elettrico mondiale potrebbe essere soddisfatto grazie allo sfruttamento delle maree. Ma la strada per dar corpo a questo obiettivo è ancora tutta in salita. Il perché lo spiega un gruppo di esperti che ha valutato le potenzialità dell’energia marina e i progressi tecnologici compiuti in questo settore.

Nonostante la prima centrale elettrica mareomotrice sia stata realizzata nel 1966 – la bretone Rance, sull’estuario dell’omonimo fiume – ad oggi esistono nel mondo solo 5 impianti in funzione: oltre a quello francese, uno in Canada, uno in Russia, in Corea del Sud (il più grande al mondo per capacità installata) e uno in Cina. A queste strutture si aggiungono una serie di aree identificate come idonee per lo sfruttamento dell’energia marina, tra cui il Golfo del Mezen’ nel mar Bianco e il Golfo del Tugur nel mare di Ochotsk, per i quali il governo russo ha calcolato una potenza sfruttabile di, rispettivamente, 15 e 6,8 GW.

 

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I ricercatori della School of Ocean Sciences, presso Bangor University (UK), hanno raccolto i piani attuali, le novità tecnologiche e le aree dotate di maggiore capacità per fornire una nuova e completa revisione delle risorse di energia marina a livello mondiale e le soluzioni ottimali per sfruttarle.

Gli esperti hanno calcolato che le centrali mareomotrici potrebbero generare teoricamente fino a 5792 TWh l’anno. Tuttavia il 90% della risorsa è distribuito in soli 5 paesi: Australia, Canada, Regno Unito, Francia e Stati Uniti (Alaska).

 

Il documento riflette anche sue come ottimizzare le cosiddette centrali a laguna che prevedono, per l’appunto, la costruzione lagune artificiali lungo le coste grazie a argini dove incorporare turbine idroelettriche bidirezionali. “Le centrali a laguna – spiega l’autore principale dell’analisi, il dottor Simon Neillstanno attirando l’attenzione nazionale e internazionale dopo la pubblicazione da parte del governo UK del documento “Hendry Review“, che ha valutato il caso economico di questi impianti e suggerito che il progetto “Pathfinder” a Swansea Bay possa essere solo l’inizio di un’industria globale”.

Tuttavia, la collega e co-autrice Sophie Ward mette in guardia “Anche se centrali a laguna saranno probabilmente meno invadenti delle dighe di marea (che tendono invece a coprire interi estuari), richiedono un’attenta progettazione e pianificazione per ridurre al minimo l’impatto sull’ambiente locale […] è necessario monitorare attentamente le conseguenze ambientali dello sfruttamento dell’energia marina, essendo cauti nell’alterare gli habitat naturali con la costruzione di strutture e sbarramenti”.

 

 

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.