Rinnovabili • Barriere coralline: arriva l’atlante globale dei coralli

Un atlante globale e digitale per salvare le barriere coralline

Dà informazioni sui coralli e su ciò che si trova fino a 15 metri sotto la superficie del mare: sabbie, rocce e altri elementi. Tutti fattori importanti per stendere dei buoni piani di conservazione. Grazie alla sua dimensione globale, l’atlante permetterà di sviluppare una politica coordinata a livello mondiale

Barriere coralline: arriva l’atlante globale dei coralli
Foto di Marcelo Kato da Pixabay

Lo strumento, online e ad alta risoluzione, mappa tutte le barriere coralline

(Rinnovabili.it) – Una mappa completissima, ad alta risoluzione, completamente online, capace di guardare fino a 15 metri sotto la superficie dell’acqua. Una manna per i conservazionisti e per tutti quelli che hanno a cuore le barriere coralline. Vede la luce il primo atlante globale dei coralli, uno strumento indispensabile per mettere il turbo agli sforzi globali di protezione di questo bioma ad altissimo rischio.

Le immagini e le mappe, infatti, vengono utilizzate come base per le decisioni politiche sulle aree marine protette, la pianificazione spaziale per infrastrutture come banchine e dighe, e anche per progetti di ripristino dei coralli. Adesso l’atlante delle barriere coralline globali preparato dagli scienziati del Center for Globale Discovery and Conservation dell’Arizona State University aiuterà le Nazioni Unite a sviluppare un approccio coordinato e su scala mondiale.

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Finalmente “abbiamo una mappatura uniforme dell’intero bioma della barriera corallina”, spiega Greg Asner, direttore del progetto. “E questo ci consente di portare il campo di gioco a un livello in cui le decisioni possono essere prese su una scala più ampia perché finora le decisioni sono state super localizzate”.

Lo strumento online permette agli utenti di visualizzare informazioni dettagliate sulle barriere coralline locali, inclusi diversi tipi di strutture sottomarine come sabbia, rocce, alghe, oltre ai coralli stessi. Tutti fattori preziosi per dare forma a una seria politica di conservazione. Ma anche per monitorare lo stato di degrado delle barriere coralline. Tanto più che l’atlante ha anche una funzione per tracciare l’evoluzione e l’impatto degli eventi di sbiancamento dei coralli, causati da ondate di calore marine che portano a morie su larga scala delle colonie di polipi.

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Secondo l’Unep, l’agenzia dell’Onu per la protezione ambientale, con il ritmo di riscaldamento globale di oggi potremmo arrivare presto a eventi di sbiancamento gravi ogni anno. Nello scenario climatico peggiore questo avverrà già tra 13 anni, e in quello migliore poco dopo il 2050.

C’è un consenso scientifico piuttosto corposo sull’inevitabilità che le barriere coralline saranno sottoposte a stress intollerabili nei prossimi decenni e che non sia possibile evitarlo, principalmente perché il fenomeno coinvolge le masse oceaniche che sono più lente a “rispondere” a un’eventuale inversione di marcia nel nostro tenore di emissioni. E proprio per questo motivo, sostengono, bisogna concentrare le energie sulla mitigazione. Sapere quali sono i siti con più probabilità di sopravvivere perché in buone condizioni di salute, come permette l’atlante, è un buon primo passo.

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