Lo sbiancamento dei coralli? Sarà la norma ogni anno già dal 2034

Proiezioni riviste rispetto al documento del 2017. L’annual severe bleaching tra 14 anni con lo scenario peggiore e nel 2045 con quello mediano (SSP2-4.5)

sbiancamento dei coralli
Credits: David Mark da Pixabay

Il nuovo rapporto Unep sullo sbiancamento dei coralli

(Rinnovabili.it) – Il fenomeno dello sbiancamento dei coralli potrebbe diventare un evento acuto che si ripete ogni anno già a partire dal 2034. E anche in uno scenario più ottimista non è questione di se ma di quando. L’annual severe bleaching (ASB), cioè l’impatto da forte stress termico che porta i coralli prima a perdere colorazione e poi a morire, diventerebbe un fenomeno annuale al più tardi nel 2045.

Sono queste le previsioni fatte dall’Unep, l’agenzia dell’Onu che si occupa della protezione dell’ambiente, in un rapporto che aggiorna le precedenti proiezioni del 2017 su uno degli ecosistemi più fragili del pianeta. Tra il 2014 e il 2017, la barriera corallina in Australia e in altri paesi è stata colpita da ondate di calore marino anomale e senza precedenti, che hanno fatto strage di coralli. In alcuni casi è stata una vera e propria decimazione. Ma non si è trattato di un caso isolato né raro per un fenomeno, come lo sbiancamento dei coralli, che è strettamente legato all’aumento della temperatura dei mari e quindi all’intensità del cambiamento climatico.

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Il rapporto Unep è stato preparato, tra gli altri, da scienziati del NOAA americano e presenta diverse proiezioni possibili che si basano sugli scenari del cambiamento climatico elaborati dall’IPCC, il panel intergovernativo dell’Onu. Nello scenario più pessimista (SSP5-8.5), che prevede un’alta intensità energetica e di sfruttamento delle risorse per tutto il XXI secolo, lo sbiancamento dei coralli accadrebbe ogni anno già nel 2034, cioè 9 anni prima di quanto previsto nella precedente edizione del rapporto. Tra i paesi che verrebbero colpiti maggiormente figurano Filippine, isole Salomone, Fuji, Cuba e Arabia Saudita.

Altri Stati, in ogni caso colpiti, hanno porzioni di barriera corallina che resisterebbero per almeno un decennio in più prima di essere toccati dallo sbiancamento ogni anno. E per tale ragione potrebbero essere gli ecosistemi su cui concentrare gli sforzi maggiori di preservazione. A questa categoria appartengono Indonesia, Australia occidentale, Bahamas, Madagascar, India e Malesia.

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E’ una condanna senza appello? In un certo senso sì, si legge tra le righe del rapporto Unep. Perché anche in uno scenario mediano (SSP2-4.5) lo sbiancamento dei coralli diventerebbe annuale a partire dal 2044. E il dato che più fa riflettere è che questa data non varia anche se vengono implementate a livello mondiale tutte le misure di mitigazione previste dall’accordo di Parigi.

I coralli hanno qualche chance in più se dispongono di tempo sufficiente per ‘acclimatarsi’, quindi per adattarsi alla nuova bollente normalità. Ma anche in questo caso, supponendo che le barriere si adattino a sopportare un riscaldamento globale di 2°C (il limite massimo deciso a Parigi nel 2015), l’80% dei coralli di tutto il mondo soffrirebbe ogni anno stress termici eccessivi entro la fine del secolo.

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