Rinnovabili • Sciopero Globale per il Clima 2023: la finanza fossile ci toglie il futuro

Sciopero Globale per il Clima 2023, i Fridays for Future: agire oggi, “domani è troppo tardi”

Investire in progetti di combustibili fossili “è incompatibile con Parigi e un atto criminale con conseguenze terribili”. I Fridays For Future tornano in piazza per mobilitare la popolazione contro il fiume di denaro investito in gas, petrolio e carbone

Sciopero Globale per il Clima 2023: la finanza fossile ci toglie il futuro
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(Rinnovabili.it) – Negli ultimi 3 anni, le 20 economie più avanzate al mondo hanno destinato 55 mld $ a carbone, petrolio e soprattutto gas. Contro i 29 mld per le rinnovabili. Il trend della finanza fossile per quanto in lieve discesa non è assolutamente in linea con lo sforzo che servirebbe per non sforare gli 1,5°C. Secondo il rapporto Banking on Climate Chaos, da quando è stato firmato l’Accordo di Parigi al 2021, le 60 maggiori banche al mondo hanno veicolato una cifra da capogiro nelle fossili: 4.600 mld $. È contro questo immane fiume di denaro verso le fonti energetiche più inquinanti che oggi scendono in piazza giovani di tutto il mondo per lo Sciopero Globale per il Clima 2023.

Cosa chiedono i Fridays for future

“L’Agenzia Internazionale per l’Energia è stata molto chiara: dobbiamo porre fine ai finanziamenti fossili ora per rispettare l’Accordo di Parigi e limitare il riscaldamento globale a +1,5°C. L’IPCC ci ha anche ricordato che la finestra di opportunità per raggiungere questo obiettivo si sta chiudendo molto rapidamente, sottolineano gli organizzatori dello Sciopero Globale per il Clima 2023.

Secondo gli unici due scenari emissivi delineati nell’ultimo rapporto dell’IPCC che permettono di restare sotto la soglia di 1,5 gradi con un overshoot (sforamento temporaneo) contenuto, il picco di carbonio deve avvenire tra il 2020 e il 2025 e l’uso globale di carbone, petrolio e gas nel 2050 dovrebbe diminuire con valori mediani di circa il 95%, 60% e 45% rispetto al 2019.

Fallire significa condannarci a dover fare i conti con conseguenze della crisi climatica molto più pesanti e capillari. “Investire in progetti di combustibili fossili non solo è del tutto incompatibile con l’Accordo di Parigi e con il diritto internazionale, ma è un atto criminale con conseguenze terribili. Ogni dollaro utilizzato per finanziare i combustibili fossili è un dollaro macchiato di sangue, che contribuisce all’ecocidio, alla morte di migliaia di esseri umani e alla distruzione della nostra casa comune e delle specie che vivono con noi su un pianeta che non ci appartiene. Chiediamo la fine del finanziamento di tutti i progetti sui combustibili fossili!, proseguono i Fridays for Future.

Lo Sciopero Globale per il Clima 2023 in Italia

Anche in Italia, come di consueto, la protesta contro l’inazione dei governi verso la crisi climatica occuperà decine di piazze lungo tutto lo Stivale.

“Con la guerra e le molteplici crisi che stiamo vivendo, le grandi aziende del fossile hanno accumulato enormi extraprofitti, mentre dilaga la povertà energetica. Ma la partita non è finita. Possiamo ribaltare la situazione e costruire l’alternativa”, scrivono i FFF Italia, che danno appuntamento in piazza della Repubblica a Roma alle 9.30 per la manifestazione principale. “Comunità energetiche, trasporti capillari, servizi pubblici per città vive e accessibili. Questo sciopero darà nuova luce alla rabbia: saremo energia creativa e propositiva, renderemo concreto l’immaginario delineato dall’Agenda Climatica”.

Ad accompagnare la giornata di Sciopero Globale per il Clima 2023 arrivano i dati di un sondaggio condotto da EMG Different per il WWF sulla percezione della crisi climatica tra i giovani in Italia. Il 77% dei giovani italiani è preoccupato per il climate change, mentre il 3 giovani italiani su 4 auspicano che tutta l’energia italiana venga prodotta da fonti rinnovabili e più della metà (il 58%) ritiene che il cambiamento climatico abbia già un impatto sulla propria vita. Duro il giudizio sul nuovo governo: sulle politiche climatiche viene bocciato dal 60% degli intervistati.

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