Biofuel avanzati e norme sulla CO2 camion: il punto d’incontro preoccupa

Fa discutere la proposta di introdurre un fattore di correzione del cabonio per i camion e gli autobus che utilizzino biocarburanti avanzati. I pro e i contro

co2 camion

 

(Rinnovabili.it) – Il primo regolamento sul controllo delle emissioni dei veicoli pesanti è in piena fase di discussione. Parlamento europeo e Consiglio dell’UE devono trovare le rispettive posizioni negoziali con cui avviare il trilogo e chiudere definitivamente il testo del provvedimento. Inutile nascondere come sul processo decisionale pesino diversi interessi che potrebbero influire sull’efficacia della proposta normativa. A preoccupare gli ambientalisti e i gruppi verdi, come spiega Cristina Mestre di Transport & Environment (T & E) in un editoriale su Euractiv.com, è la pressione esercitata da alcune lobby industriali per l’introduzione di un “fattore di correzione del carbonio”.

 

Di cosa si tratta? Il “Carbon Correction Factor” o CCF non è altro che un sistema per modificare il conteggio finale della CO2, in questo caso quella emessa dai veicoli pesanti, in base ad alcune specifiche condizioni. Di proposte in tal senso ne sono state presentate diverse, ma essenzialmente chiedono tutte le stessa cosa: “che, se un camion è venduto o immatricolato in uno Stato membro con un’alta percentuale di combustibili rinnovabili avanzati, venga applicato un CCF che fornisca una migliore prestazione per la CO2 di quel veicolo”, scrive Mestre.

 

Come si legge nella lettera inviata alle istituzioni UE dall’Associazione europea del biogas (EBA), EUROGAS, Gas Infrastructure Europe (GIE) e Natural & bio Gas Vehicle Association (NGVA Europe) il fattore di correzione è ritenuto “una via pragmatica e trasparente verso un approccio well–to–whell” (letteralmente “dal pozzo alla ruota”), inteso come criterio per rendere confrontabili tra loro diverse tecnologie propulsive e carburanti, sia dal punto di vista dell’efficienza del mezzo di trasporto, sia del rendimento della tecnologia e del vettore energetico.

Stiamo affrontando le tecnologie future con lo strumento sbagliato: il tubo di scappamento non misura più le emissioni di CO2, né l’efficienza del veicolo su mezzi ibridi, né l’impatto dei cambiamenti climatici quando vengono utilizzati combustibili rinnovabili”, ha commentato Andrea Gerini, Segretario Generale di NGVA Europe e uno dei firmatari della missiva. Per questo motivo le associazioni ritengono fondamentale modificare l’attuale proposta di regolamento per includere i benefici derivanti dall’uso del biogas e, più in generale, dai biofuel avanzati. “Il fattore di correzione del carbonio non porta alcun ‘doppio conteggio’, ma risolve la limitazione della metodologia corrente (misurazione delle emissioni dallo scarico) che non distingue l’origine del combustibile. Non stiamo cercando un doppio incentivo o un trucco per essere conformi agli obiettivi di emissione di CO2, ma stiamo semplicemente riflettendo la realtà nella legislazione”, si legge nella nota stampa congiunta.

 

Ma la proposta non convince sotto diversi aspetti. In primo luogo i biofuel avanzati sono già obbligatori ai sensi della nuova direttiva sulle rinnovabili (REDII). In questo modo “il CCF premierebbe l’industria dei biocarburanti per qualcosa che deve fare comunque”, spiega Mestre. E aggiunge “sarebbe praticamente impossibile garantire l’uso di carburante rinnovabile nel camion nella realtà […] È impossibile per un produttore dimostrare che ogni singolo veicolo venduto, utilizzi un tipo specifico di carburante”.

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