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Trasporto marittimo, l’Italia rallenterà i negoziati sulle emissioni

È il rischio ventilato dall’organizzazione Transport & Environment che offre un nuovo ranking sulle posizioni dei Paesi UE in vista del prossimo summit dell’IMO

Trasporto marittimo

 

Chi sta remando contro l’accordo taglia emissioni per il trasporto marittimo?

(Rinnovabili.it) – Ad aprile l’Unione Europea prenderà parte al vertice della International Maritime Organisation (IMO) per discutere l’Initial GHG Strategy, il piano taglia emissioni nel trasporto marittimo. L’obiettivo è portare a casa una strategia condivisa per affrontare l’impatto della navigazione sul clima. Le questioni chiave sul tavolo sono un’intesa sul target di riduzione delle emissioni a lungo termine, azioni immediate (dai limiti di velocità per le navi agli standard d’efficienza) e la short list delle misure di riduzione a breve, medio e lungo termine.

 

Ma nonostante tutti i partecipanti abbiano riconosciuto il ruolo del settore all’interno degli sforzi climatici globali, trovare un accordo non sarà semplice. Per capirne la difficoltà basta guardare alle spaccature interne all’Unione Europea. In vista dell’incontro, l’organizzazione Transport & Environment (T&E) ha elaborato un ranking che descrive le varie posizioni degli Stati membri. La classifica rivela profonde divisioni geografiche tra i paesi dell’Europa settentrionale, che dimostrano una maggiore ambizione, e gli Stati dell’Europa meridionale e orientale, che – ad eccezione della Spagna – sono generalmente molto meno determinati su target e misure taglia emissioni per il trasporto marittimo. I più impegnati risultano essere Germania, Belgio e Francia, seguiti da Paesi Bassi, Spagna, Svezia. Dalla parte opposta della classifica Grecia, Cipro, Portogallo, Croazia e Italia che si classifica al 22esimo posto su 24, con -4 punti in termini di ambizione climatica.

 

>>Leggi anche L’accordo per tagliare le emissioni delle navi “dimentica” la CO2<<

 

Questi ultimi, avverte l’organizzazione con le loro attuali posizioni sul tema, rallenteranno probabilmente i negoziati dell’IMO. “Quando il Parlamento europeo ha chiesto un intervento sulle emissioni navali nel 2017, – spiega Faig Abbasov di T&E – le grandi nazioni marittime europee hanno risposto che l’UE non avrebbe dovuto regolamentare il trasporto marittimo, dato che tutti stavano facendo del loro meglio all’interno dei colloqui dell’IMO. Ma questi stessi Stati stanno ora lavorando per far deragliare i progressi su un accordo climatico per la navigazione”.

 

Il comparto contribuisce oggi al 3% delle emissioni di CO2 al livello globale ma ci si attende un aumento del 21- 48% tra il 2015 e il 2030. Nonostante ciò il trasporto marittimo rimane uno dei pochi settori dell’economia globale senza obiettivi specifici per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra.

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.