Più pneumatici fuori uso e meno carbone in Sudafrica

La PPC, ditta produttrice di cemento, si è rivolta a Redisa Ong che gestisce i pneumatici fuori uso nel Paese, per sostituirli al carbone nel mix energetico

Più pneumatici fuori uso e meno carbone in Sudafrica

 

(Rinnovabili.it) – Con i pneumatici fuori uso si può rimpiazzare il carbone. Lo dimostra PPC, produttore di cemento sudafricano che ha appena concluso un accordo per rifornirsi di pneumatici fuori uso dalla Recycling and Economic Development Initiative del Sudafrica (Redisa), organizzazione no profit nata con lo scopo di sviluppare un’industria del riciclo di pfu nel Paese. La combustione di questo materiale permetterà all’azienda di risparmiare sui costi dell’energia e di diminuire la sua dipendenza dal carbone nella fabbrica di Piketburg. Redisa è una realtà più unica che rara in Sudafrica: nata un paio d’anni fa grazie all’impegno del Dipartimento degli Affari ambientali,  ha presentato un piano per riuscire nell’operazione di creare una filiera sostenibile dello smaltimento gomme che ad ottobre le è valso addirittura un premio: l’Oracle Sustainability Innovation Award. Intanto la filiera ha creato circa 750 posti di lavoro e smaltito 30 mila tonnellate di gomme usate.

 

A questo polo di eccellenza si è rivolta Azola Lowan, capo del settore relazioni con gli investitori e strategie di PPC. L’uso di pfu nei forni del cementificio comincerà a metà del prossimo anno e, secondo le stime, l’accordo permetterà di tagliare del 10 per cento l’utilizzo di carbone. La Lowan ha anche dichiarato che servirsi della gomma porterà una riduzione dei costi e un minor inquinamento da carbonio. Serviranno comunque degli investimenti per adattare l’impianto all’arrivo dei pfu, e dunque il ritorno economico di questa strategia comincerà a vedersi solo fra qualche anno.

 

La PPC sta cercando di mettere in atto diverse pratiche per ridurre l’uso del carbone, anche perché in alcuni casi riceve degli incentivi. Di recente ha scelto di utilizzare alcuni scarti della lavorazione dell’alluminio, e ha commissionato da poco uno studio di fattibilità per un sistema di recupero del calore dai rifiuti nella sua fabbrica di Dwaalboom. Si tratterà di convertire il calore prodotto dal trattamento dei rifiuti in elettricità. L’intenzione è, in prospettiva, di tagliare la spesa energetica, che per adesso vale un terzo di quelle totali affrontate dall’impresa.

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