Proteste “climatiche” contro la Credit Suisse: arriva una sentenza storica

Accusati di violazione di proprietà privata, un gruppo di attivisti che aveva protestato contro la Credit Suisse nel 2018 aspettava la sentenza d’appello che è arrivata lunedì. E ha dello stupefacente. Secondo il giudice, infatti, la protesta era un “mezzo necessario per raggiungere l’obiettivo”.

Credit Suisse
Credits: Jasmin Sessler da Pixabay

Gli attivisti si sono comportati in modo proporzionale al pericolo imminente del climate change e non dovranno risarcire la Credit Suisse.

 

(Rinnovabili.it) – Nel novembre del 2018, un gruppo di giovani attivisti ha fatto irruzione dentro la filiale di Losanna della Credit Suisse. Indossando abiti bianche e parrucche, il gruppo ha inscenato un incontro di tennis per protestare contro la politica di finanziamento della banca, colpevole di investire in progetti legati all’uso di combustibili fossili, ed esortare il campione mondiale di tennis Roger Federer a porre fine al suo accordo di sponsorizzazione con l’istituto finanziario svizzero. In quell’occasione, il gruppo di attivisti è stato duramente accusato di violazione di proprietà privata e multato per un totale di 21.600 franchi svizzeri, pari a circa 20.000 euro.

 

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Tuttavia, durante l’udienza di appello, che si è conclusa lunedì scorso, il giudice ha emesso una sentenza che ha dello stupefacente, secondo la quale il pericolo imminente rappresentato dai cambiamenti climatici giustifica il comportamento degli attivisti che, di conseguenza, non possono essere dichiarati colpevoli di aver sconfinato la proprietà della banca e di averla occupata illegittimamente. Secondo il giudice, dunque, il comportamento di chi ha protestato contro la Credit Suisse è da considerarsi del tutto proporzionale al “pericolo imminente” rappresentato dal riscaldamento globale.

 

Nella sentenza si legge che “a causa delle misure insufficienti adottate finora in Svizzera, siano esse economiche o politiche, il riscaldamento medio non diminuirà né si stabilizzerà, ma aumenterà […]. In considerazione di ciò, il tribunale ritiene che sia stabilita l’imminenza del pericolo. […] L’atto per il quale sono stati incriminati [gli attivisti] era un mezzo necessario e proporzionato per raggiungere l’obiettivo che cercavano. Alla lettura della sentenza, la sala del tribunale di Renens (Losanna) avrebbe reagito con un’ondata di eccitazione e una standing ovation, riporta Reuters.

 

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Negli ultimi anni, la pressione sul settore finanziario svizzero per la rinuncia a progetti legati all’uso di combustibili fossili è aumentata molto e, sull’onda dei Fridays For Future, migliaia di studenti hanno marciato attraverso le città svizzere chiedendo azioni sul cambiamento climatico. Il paese, che si sta riscaldando al doppio della media globale a causa dell’intrappolamento termico dovuto all’essere circondato da montagne, ha l’obiettivo di raggiungere le zero emissioni entro il 2050, ma gli attivisti affermano che il maggiore impatto della Svizzera sull’impronta di carbonio è dovuto al suo essere un importante centro finanziario.

 

Alla Credit Suisse, adesso, non resta che rispettare la sentenza. Ma non solo, perché l’istituto svizzero ha anche dichiarato di aver smesso di finanziare lo sviluppo di nuove centrali elettriche a carbone.

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