In 20 anni, i grandi incendi sono diventati 2 volte più grandi

Rispetto al 2001, oggi gli incendi di grandi dimensioni inceneriscono 3 milioni di ettari di foreste in più. Si tratta di un’area grande come il Belgio. C’è il rischio che questa tendenza rafforzi il circolo vizioso tra roghi e crisi climatica

Grandi incendi: in 20 anni bruciano 2 volte più territorio
Il 29 giugno, il fumo degli incendi in Canada ha raggiunto la Sardegna. Crediti: European Union, Copernicus Sentinel-3 imagery

Lo studio del WRI sui grandi incendi

(Rinnovabili.it) – Da 12 giorni la Grecia è alle prese con un mega incendio, il più grande mai registrato in Europa, che ha già carbonizzato più di 810 km2 di territorio, un’area grande oltre 4 volte e mezzo Milano. Gli stati australiani di Victoria e del Nuovo Galles del Sud, nel 2020, hanno domato a fatica una serie di roghi che in tutto hanno percorso 243mila km2, pari alla superficie dell’Italia senza le isole. Nel 2018 la California ha fatto i conti con il Camp Fire, un mega incendio che in due settimane ha incenerito 620 km2 e causato 85 vittime. Episodi, insieme a molti altri, che evidenziano una tendenza chiara: i grandi incendi sono sempre più estesi.

Come stanno cambiando i grandi incendi

Secondo un’analisi del World Resource Institute (WRI), negli ultimi 20 anni i grandi incendi avrebbero raddoppiato la superficie di territorio che riescono a coprire. “Abbiamo calcolato che gli incendi boschivi provocano ora 3 milioni di ettari in più di perdita di copertura arborea all’anno rispetto al 2001 – un’area grande all’incirca quanto il Belgio – e rappresentano più di un quarto di tutta la perdita di copertura arborea negli ultimi 20 anni”, scrivono i ricercatori del WRI.

Dietro questa tendenza all’espansione dei grandi incendi c’è il contributo decisivo della crisi climatica. I ricercatori del WRI spiegano che esiste la possibilità che si rafforzi un meccanismo di feedback tra i roghi e il riscaldamento globale, che renderebbe i grandi incendi ancora più distruttivi. Le ondate di calore, già 5 volte più probabili di 150 anni fa, continueranno a diventare più frequenti. Le alte temperature rendono il paesaggio più secco, facilitando l’innesco e la propagazione delle fiamme.

Più incendi significano più emissioni e quindi un maggiore effetto serra. Quale può essere la scala di questo fenomeno lo abbiamo intuito con gli incendi in Canada quest’estate: fino a inizio agosto la CO2 sprigionata dalle fiamme era arrivata a 290 milioni di tonnellate, poco meno di quelle generate annualmente dalla Francia.

C’è poi un ulteriore elemento di preoccupazione. L’espansione dei grandi incendi si verifica soprattutto nell’emisfero boreale e alle alte latitudini, come l’esempio del Canada testimonia bene. È qui che si concentra il 70% dei roghi (e dove il tasso di riscaldamento globale è maggiore rispetto al resto del pianeta). Ma in queste regioni è anche stoccato il 30-40% del carbonio globale. Altro elemento che può contribuire al circolo vizioso di crisi climatica e grandi incendi.

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