L’Artico sprofonda: la stima più precisa dei danni dello scioglimento del permafrost

Il 70% delle infrastrutture presenti a nord del 66° parallelo, e il 30-50% delle infrastrutture critiche, sono da considerare ad alto rischio entro il 2050. La manutenzione di gasdotti, strade e edifici costerà 15,5 mld di dollari, ma non basterà per evitare oltre 20 mld di ulteriori danni

Scioglimento del permafrost: a rischio il 70% delle infrastrutture nell’Artico
via depositphotos.com

Lo studio sullo scioglimento del permafrost usa l’analisi di immagini satellitari

(Rinnovabili.it) – Il 70% delle infrastrutture presenti nell’Artico hanno un alto rischio di essere danneggiate a causa dello scioglimento del permafrost Le fondamenta delle abitazioni cedono, le strade sprofondano, le tubature interrate si deformano o si crepano. Il fenomeno riguarda anche l’industria dell’oil&gas: gasdotti, oleodotti e opere collegate (strade, depositi, porti) sono circa il 70% delle nuove costruzioni nell’area dal 2000 a oggi.

È già una realtà in alcune parti della regione che si estende oltre i 66° di latitudine nord, tra l’Alaska e la penisola scandinava. Ma riguarderà tutto l’Artico intorno al 2050. In particolare, sono da considerare ad alto rischio fra il 30 e il 50% delle infrastrutture critiche. Le stime arrivano da uno studio condotto da un team di ricerca internazionale e apparso su Nature Reviews Earth & Environment, che si basa sull’analisi delle immagini satellitari per monitorare lo sviluppo dello scioglimento del permafrost.  

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Alle latitudini più estreme, il terreno è perennemente ghiacciato. Ma quelle regioni sono anche le più colpite dal cambiamento climatico. In media, l’Artico si riscalda a velocità doppia rispetto al resto del pianeta, di circa 1°C ogni decennio. L’aumento delle temperature provoca lo scioglimento del permafrost. È un processo graduale, che tra gli altri impatti libera il metano rimasto intrappolato e può “risvegliare” alcuni patogeni come il bacillo dell’antrace.

Secondo lo studio, nei prossimi 30 anni a rischio sarebbero almeno 120mila edifici, 40mila km di strade e 9.500 km di pipeline per idrocarburi. In particolare, il pericolo è maggiore per alcune autostrade canadesi, per il Trans-Alaska Pipeline System, e per le città russe di Vorkuta, Yakutsk e Norilsk. Le ripercussioni possono essere globali. Basta pensare a Norilsk, centro urbano ignoto ai più ma dal cui territorio si ricavano 1/3 del palladio mondiale, ¼ del platino, 1/5 del nickel e il 10% del cobalto estratti sul pianeta. Lo scioglimento del permafrost è un processo lento e graduale, che dà tempo per prendere delle contromisure. Ma il costo è salatissimo, stima lo studio. La manutenzione delle infrastrutture a rischio costerà circa 15,5 mld di dollari al 2050, e non riuscirà comunque a impedire danni per 21,6 mld di dollari.

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