Alla COP 23 Trump promuoverà carbone, gas e nucleare

Gli Stati Uniti vanno alla COP 23 insieme all’industria del carbone, del gas e del nucleare. Uno schiaffo all’ONU e all’accordo di Parigi

carbone

 

La Casa Bianca va ai negoziati sul clima con i lobbisti del carbone

 

(Rinnovabili.it) – Si è impegnato ad uscire dall’Accordo di Parigi, ma dovrà aspettare fino al 2020. Così, per ammazzare il tempo – e forse anche i negoziati sul clima – Donald Trump ha deciso che alla COP 23 promuoverà carbone, nucleare e gas naturale come soluzioni al cambiamento climatico.

In una delle sessioni di presentazione alla Conferenza UNFCCC, che prenderà il via fra soli tre giorni a Bonn, l’amministrazione USA vuole portare una discussione su come le risorse energetiche americane, in particolare i combustibili fossili, possono aiutare i paesi poveri a soddisfare il bisogno di elettricità e ridurre le emissioni di gas serra. Il titolo dell’incontro, così come annunciato da Washington, sarà: “Il ruolo di combustibili fossili più puliti ed efficienti e dell’energia nucleare nella mitigazione del clima”.

Al tavolo dei relatori siederanno il colosso mondiale del carbone, Peabody Energy, l’impresa di ingegneria nucleare NuScale Power e Tellurian, esportatore di gas naturale liquefatto. Il New York Times, che ha visto una anteprima della presentazione, in agenda il 13 novembre, ne riporta l’incipit: «Mentre il mondo cerca di ridurre le emissioni, pur promuovendo la prosperità economica, i combustibili fossili continueranno a svolgere un ruolo centrale nel mix energetico».

 

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Un simile programma probabilmente scatenerà una serie di reazioni alla conferenza delle Nazioni Unite in Germania, dove il ragionamento di 195 paesi dovrebbe confluire in strategie finalmente pratiche per contenere l’aumento delle temperature globali ben sotto i 2 °C al 2100 rispetto all’epoca preindustriale. La maggior parte degli carboneesperti afferma che il mondo deve passare dai combustibili fossili a fonti di energia più pulite per soddisfare questi obiettivi. E l’energia nucleare, che non produce emissioni climalteranti, non è una soluzione, visti gli immensi costi di costruzione degli impianti e di gestione del ciclo di vita delle scorie. Senza contare gli incalcolabili pericoli di fughe radioattive.

Tuttavia, gli USA stanno remando nella direzione opposta, rischiando di mandare a monte le trattative internazionali. Secondo i dati della US Energy Information Administration, la produzione di carbone è aumentata da quando Trump è entrato alla Casa Bianca, un fatto che il presidente ha voluto rivendicare martedì con uno dei suoi tweet.

L’enfasi dell’amministrazione sui combustibili fossili rappresenta una rottura rispetto alle politiche di di Obama, concentrate anche sulla promozione delle energie rinnovabili all’estero.

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