La geoingegneria non può fermare il riscaldamento globale

Affidarsi alle tecniche di geoingegneria per rimuovere la CO2 dall’aria è uno sbaglio secondo gli esperti europei. Costi e rischi sono troppo alti

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Costi e rischi troppo alti per la geoingegneria

 

(Rinnovabili.it) – Le tecnologie per sottrarre la CO2 dall’aria non possono funzionare su vasta scala, né sconfiggere il cambiamento climatico. Anzi, potrebbero provocare enormi danni all’ambiente. Il nuovo rapporto dell’EASAC, il consiglio delle accademie scientifiche europee che informa le decisioni dell’Unione è una piena bocciatura a chi ancora sogna che la geoingegneria possa risolvere il problema del riscaldamento globale.

Eppure tutti gli scenari tracciati dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) delle Nazioni Unite per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi richiedono un enorme dispiegamento delle cosiddette tecnologie a emissioni negative (NET) nella seconda metà del secolo. Questo perché si prevede che i tagli di CO2 saranno troppo lenti per raggiungere le emissioni zero nei tempi necessari. L’IPCC calcola che circa 12 miliardi di tonnellate di carbonio l’anno dovranno essere catturate e immagazzinate dopo il 2050, una cifra pari al 30% circa delle attuali emissioni mondiali.

 

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Ma il documento dell’EASAC mette in guardia sul fatto che affidarsi alla geoingegneria – invece che alle politiche per la riduzione della CO2 – potrebbe portare al fallimento degli obiettivi, comportare un grave riscaldamento globale e pesanti implicazioni per le generazioni future. Il rapporto valuta una serie di possibili tecnologie per la cattura del carbonio, a partire dalla bioenergia con cattura e stoccaggio del carbonio (BECCS). Si tratterebbe di piantare alberi che assorbono CO2 dall’atmosfera, poi bruciarli per produrre elettricità catturando le emissioni e stoccandole nel terreno.

Il problema di questo sistema sono le grandi quantità di terreni necessari a realizzare piantagioni di alberi destinati alla produzione elettrica: mettere in piedi un’industria di tale portata causerebbe colossali riduzioni della biodiversità, secondo gli scienziati europei. Quel che si può fare è piantare nuove foreste (senza tagliarle) e migliorare la gestione dei suoli, aumentandone la capacità di stoccaggio naturale dei gas serra. Ma ad oggi il mondo va nella direzione opposta, vittima di una deforestazione che non si ferma e proiettato verso il potenziamento dell’agricoltura industriale.

Qualcuno ha anche ragionato su tecnologie in grado di assorbire la CO2 direttamente dall’aria, e un impianto capace di sequestrare 1.000 tonnellate l’anno è già attivo in Svizzera. Ma per l’EASAC si tratta di invenzioni destinate a restare marginali.

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