Perché gli incendi boschivi sono un problema strutturale

La catastrofe di Pedrogao Grande punta i riflettori sull’impatto degli incendi boschivi nel sud Europa. Un fenomeno in crescita che non è figlio del caso

incendi boschivi

 

(Rinnovabili.it) – Almeno 62 vittime, 1.500 pompieri in azione, ettari di foreste in preda alle fiamme. Una tragedia di proporzioni apocalittiche quella che ha colpito la zona di Pedrogao Grande, vicino a Coimbra, 160 km a nord di Lisbona. Il Portogallo è zona altamente esposta agli incendi boschivi, ma nonostante la causa scatenante sia stata un evento fortuito (un fulmine avrebbe appiccato il fuoco alla foresta) è necessario interrogarsi sul perché il disastro ambientale e umano abbia raggiunto una portata simile.

La diffusione repentina delle fiamme si deve alle alte temperature (fino a 40 °C) e alla forza del vento, (fino a 200 chilometri l’ora), condizioni meteorologiche ideali per il divampare delle fiamme. Condizioni che, negli ultimi decenni, sono esasperate dal cambiamento climatico e stanno portando ad un notevole aumento del numero di incendi boschivi nei paesi mediterranei. Il più a rischio rimane il Portogallo, dove nel 2016 è bruciata oltre la metà del territorio complessivamente andato a fuoco nell’Unione. Ma la superficie colpita è sempre maggiore anche in Spagna e in altri paesi del sud Europa, come Grecia e Italia.

Oggi il pericolo è più evidente per il crescente protrarsi della stagione arida, con conseguente aumento della frequenza e gravità dei fenomeni. Il clima asciutto e il degrado degli ecosistemi con l’accumulo di biomassa morta sono innescano una spirale negativa: gli incendi boschivi favoriscono poi la diffusione di specie invasive, che a loro volta rappresentano un combustibile ideale.

 

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Occorrerebbe un intenso lavoro di prevenzione, che sempre più di rado è svolto dai piccoli agricoltori. Le politiche europee hanno infatti incentivato lo sviluppo di grandi imprese agricole, portando alla chiusura di incendi boschivimigliaia di aziende familiari, più attente alla cura del territorio e alla pulizia di boschi e foreste. I dati Eurostat mostrano un calo del 27% tra il 2003 e il 2013, con milioni di posti di lavoro persi. Quando i piccoli proprietari abbandonano le terre meno produttive, queste vengono colonizzate nuovamente dalle foreste. Ma il ritorno delle selve, per quanto sia un valore, talvolta rappresenta anche un rischio. Molti paesi agricoli sono stati trasformati in centri di villeggiatura, dove milioni di persone possiedono una seconda casa. Mancando la cura dei boschi, gli incendi di grosse dimensioni si verificano più vicino alle zone residenziali e aumentano il pericolo per l’uomo.

Toccherebbe allo stato finanziare la prevenzione. Ma la crisi finanziaria, che ha salassato più che altro i paesi della fascia mediterranea, fa più spilorci gli amministratori. Perciò le attuali politiche di gestione del fenomeno si limitano a piani per fronteggiare le emergenze, sperando che non si verifichino mai. Una pia illusione, perché le misure attuali non ridurranno l’estensione delle superfici perse negli incendi catastrofici. I vigili del fuoco potranno estinguerne la maggior parte, ma i molti che finiscono fuori controllo causeranno impatti sempre più gravi.

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