Ritorno al carbone? In realtà l’Europa ne consuma meno di un anno fa

I dati di novembre mostrano un’Europa che non sta deviando dalla traiettoria di riduzione delle emissioni e dell’uso di fossili. Il clima ha dato una mano, ma in modo limitato

Consumo globale di carbone: 2022 da record assoluto, ma siamo al picco
Foto di Chris Münch su Unsplash

L’analisi del CREA ridimensiona l’impatto del ritorno al carbone

(Rinnovabili.it) – Le manovre europee per fare a meno del gas russo non stanno pesando (troppo) sul percorso di riduzione delle emissioni. Anche se molti paesi hanno scelto il ritorno al carbone, in realtà a novembre le emissioni UE sono state le più basse da 30 anni a questa parte. In flessione anche altri indicatori critici in questa congiuntura: scende il consumo di gas, cala l’intensità di carbonio del settore energetico, ed ha il segno meno anche la generazione elettrica da fonti fossili. È quanto emerge da un’analisi del CREA, il Centre for Research on Energy and Clean Air.

Quanto pesa il ritorno al carbone?

Anche se l’opzione di puntare di nuovo sulla fonte fossile più inquinante per garantire la fornitura di elettricità è stata scelta da molti paesi europei, in realtà a novembre questo ritorno al carbone non si era ancora davvero concretizzato. L’UE nel complesso il mese scorso ha usato meno carbone rispetto a novembre 2021 e il dato è il più baso da 30 anni a questa parte.

Persino la Germania -il paese che più di altri ha deciso per il ritorno al carbone, anche per la concomitante decisione di chiudere le ultime centrali nucleari- ha consumato meno carbone di un anno fa. Idem la Polonia, altro paese che ha seguito la scelta di Berlino. A crescere nel consumo di carbone, tra i maggiori paesi UE per generazione elettrica, sono Italia e Finlandia. Dati interessanti se li si confronta con il consuntivo del 2021, quando le emissioni UE da impianti a carbone erano cresciute del 17%.

Differenze di generazione elettrica per fonte in alcuni paesi UE. Crediti: CREA

La lettura del CREA conferma -almeno finora- le previsioni del think tank Ember di alcuni mesi fa. Riaccendere le centrali a carbone per compensare il gas dalla Russia non avrebbe fatto aumentare in modo significativo le emissioni europee, sosteneva in un’analisi pubblicata a luglio. Anche nello scenario peggiore, con gli impianti all’epoca in standby che lavorano al 65% per tutto il 2023, il bilancio emissivo UE sarebbe appesantito in modo trascurabile, dell’1,3% (il 4% se si guarda solo al settore energetico), pari a 30 milioni di tonnellate di CO2 (MtCO2).

Quanto dipende dal clima più mite che ha interessato praticamente tutta Europa a novembre, la performance europea osservata finora? Poco, risponde il CREA. Solo una piccola quota del calo nell’uso di fossili può essere attribuita alle temperature. Che sarebbero responsabili di una riduzione di circa il 6% nella domanda di gas al di fuori del settore energetico, mentre la domanda complessivamente è crollata del 26%. E anche nel comparto energia il ruolo del clima è al massimo di 2 punti percentuali sul -12% di domanda registrato.

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