Sostanze chimiche tossiche: la lentezza dell’ECHA mette in pericolo la salute

A dirlo è uno studio dell’organizzazione legale ambientalista ClientEarth che contesta le tempistiche attraverso cui sono messi al bando i prodotti chimici tossici

Sostanze chimiche tossiche

 

I divieti riguardo le sostanze chimiche tossiche possono ritardare anche di quattro anni

(Rinnovabili.it) – I tempi con cui l’Agenzia europea delle sostanze chimiche (ECHA) mette al bando i prodotti tossici sarebbero troppo lunghi. Lo rileva uno studio dell’organizzazione legale ambientalista ClientEarth secondo cui in nove casi su dieci i divieti che riguardano l’uso di una sostanza chimica identificata come tossica dalla Commissione europea può ritardare addirittura di quattro anni. Secondo ClientEarth, la Commissione farebbe prevalere gli interessi delle aziende sulla salute dell’ambiente ma sopratutto dei cittadini dell’Unione europea. Secondo quanto riportato dal Guardian, Alice Bernard, un avvocato di ClientEarth, ha dichiarato che “una volta che l’Agenzia europea per le sostanze chimiche  valuta che i rischi provenienti da alcune sostanze chimiche sono eccessivi, la Commissione non può permettersi di rimandare eccessivamente il bando di prodotti tossici, esponendo i cittadini dell’Ue a rischi quali cancro, compromissione della fertilità e danni catastrofici ai nostri ecosistemi”.

 

Il dito è puntato contro il malfunzionamento del sistema normativo Reach (Registration, Evaluation, Authorisation and Restriction of Chemicals) in base al quale tutti i comitati scientifici dell’ECHA devono valutare i rischi delle sostanze chimiche. A questo punto, dopo l’analisi, dovrebbe far seguito il divieto per le società di utilizzare le sostante dichiarate molto preoccupanti. Ma in attesa che la Commissione europea si pronunci, queste sostanze continuano ad essere utilizzate dalle società senza alcuna accortezza. Ne è un esempio, come rileva la ClientEarth, la sostanza nota come DEHP, una sostanza chimica usata per ammorbidire la plastica che è tossica e dannosa per gli ormoni. Benché i comitati scientifici si siano pronunciati nel 2014 e nel 2015 poiché le aziende usavano questa sostanza senza controllarne adeguatamente i rischi, la Commissione non si è mai pronunciata su un suo divieto, lasciano libere le aziende di utilizzarla. La Commissione europea si è difesa e con una nota ha sottolineato gli sforzi dell’ECHA soprattutto negli ultimi 10 anni in cui la salute dei cittadini è stata sottratta dall’esposizione di sostanze dannose. “Più di 17.000 sostanze chimiche prodotte e utilizzate nell’UE sono presenti in 65.000 fascicoli e sono state registrate come parte della procedura della Reach”.

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