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Stress termico e Mediterraneo bollente, tutti i record climatici dell’Europa nel 2024

Il 60% dell'Europa ha visto più giorni della media con almeno “forte stress da caldo”, ovvero con una temperatura percepita oltre i 38°C. I mari italiani sono stati tra quelli con anomalie termiche più marcate. Tutti i dati sul climate change in Europa nel 2024 nel rapporto di Copernicus

Cambiamento climatico in Europa: un 2024 di record estremi
Copernicus pubblica l’ESOTC 2024, la summa del cambiamento climatico in Europa. Via depositphotos.com

L’Europa è il continente che si riscalda più rapidamente di tutti. Mentre il riscaldamento globale è a circa +1,3°C rispetto alla media del periodo pre-industriale (1850-1900), il Vecchio Continente è già a +2,4°C. L’ultimo anno ha confermato questa tendenza. Il cambiamento climatico in Europa ha fatto segnare nuovi record e fenomeni meteorologici estremi, causando “gravi impatti”.

“Ogni frazione di grado in più di aumento della temperatura è importante perché accentua i rischi per le nostre vite, per le economie e per il pianeta. L’adattamento è d’obbligo”, sottolinea Celeste Saulo, segretaria generale dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM). Le evidenze di record climatici e di eventi estremi sottolineano l’urgenza di strategie di adattamento e mitigazione per fronteggiare un futuro in cui il riscaldamento globale e i suoi impatti saranno sempre più evidenti. ​

Tutti i numeri del cambiamento climatico in Europa nel 2024

È il quadro che emerge dal rapporto annuale European State of the Climate 2024 (scarica il pdf in fondo all’articolo), la summa dell’impatto del cambiamento climatico in Europa. Il rapporto evidenzia come il cambiamento climatico in Europa stia accelerando, a partire dalla conferma che il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato nel continente. Le temperature record, in particolare nelle regioni centrali, orientali e sudorientali, assieme a fenomeni meteorologici estremi, hanno lasciato il segno. L’Europa è apparsa nettamente divisa in due: quella orientale calda e secca, quella occidentale altrettanto calda ma più umida.

La relazione è frutto del lavoro di circa 100 scienziati del Copernicus Climate Change Service (C3S) e dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM). Non solo dipinge un quadro dettagliato degli impatti del cambiamento climatico in Europa, ma analizza anche i trend a lungo termine degli indicatori climatici, dando informazioni preziose sui processi che stanno plasmando il clima europeo.

Vediamo più in dettaglio la situazione del cambiamento climatico in Europa con i dati aggiornati al 2024.

Record di stress termico, primato di riscaldamento globale

Uno dei dati che ha un impatto maggiore e più visibile sulla vita quotidiana degli europei è quello dello stress termico. Qui le tendenze sono due:

  • da un lato, aumentano i giorni con temperature molto elevate,
  • dall’altro, aumenta la superficie di territorio europeo colpita da questi record climatici estremi.

Il numero di giorni con “forte”, “molto forte” e “stress da caldo estremo” è stato il 2° più alto mai registrato. Il 60% dell’Europa ha visto più giorni della media con almeno “forte stress da caldo”, ovvero con una temperatura percepita oltre i 38 gradi. La temperatura percepita combina i dati di temperatura, umidità, vento, insolazione e calore emesso dall’ambiente circostante.

Come si traducono questi numeri nella vita reale? Nel 2023 lo stress termico estremo è stata la concausa di almeno 47.700 decessi in tutta Europa, nel 2022 il dato saliva a oltre 61mila. Quello per il 2024 non è ancora disponibile, ma sarà verosimilmente in linea con gli anni precedenti.

Le temperature medie, misurate a 2 m dal suolo, hanno mostrato un andamento rialzista, con il 45% dei giorni che ha presentato valori ben al di sopra della media e il 12% dei giorni che ha segnato nuovi record.

Il 17 luglio 2024, il 20% dell’Europa ha sperimentato almeno uno “stress da calore molto forte”. Si tratta dell’area più grande in un singolo giorno da quando sono iniziate le rilevazioni nel 1950, insieme al 7 agosto 2010.

L’Italia è tra i paesi più colpiti da stress termico, insieme a Spagna e Grecia. Soprattutto, il Belpaese è tra quelli che hanno registrato anomalie più marcate nel numero di giorni con caldo estremo.

Notti tropicali, riguardano il 37% d’Europa

Parimenti, l’Italia sta nella parte alta della classifica dei paesi con più notti tropicali, sia in valori assoluti sia per scostamento rispetto alla media storica. Più di un terzo (il 37%) dell’Europa ha registrato valori anomali di notti in cui la temperatura non scende mai sotto i 20°C, con la Grecia che ne ha contate ben 55 più della media.

Anche l’area interessata dalle notti tropicali è in aumento, passando da una media di circa il 20% dell’Europa che ne ha viste almeno una all’anno negli anni ’70, a circa il 34% negli anni 2010 e al 35% finora negli anni 2020. Nell’Europa sudorientale, il numero di notti tropicali nell’estate 2024 è stato il più alto mai registrato, attestandosi a 23, quasi il triplo del precedente record di otto registrato nel 2012.

Il cambiamento climatico in Europa porta sempre meno freddo estremo

Parallelamente, scendono i numeri degli eventi di freddo estremo in tutta Europa. L’area del continente che ha registrato meno di tre mesi (90 giorni) di gelo è stata la più grande mai registrata: circa il 69%, quando la media storica è del 50%.

Caldo e siccità in Europa sudorientale

L’Europa sudorientale – parte dell’Italia inclusa – ha subito una delle ondate di calore più estreme di sempre, con un episodio record di 13 giorni consecutivi di caldo intenso che ha interessato il 55% del territorio regionale con un’anomalia termica di 9,2°C.

Questo fenomeno ha portato a un elevato numero di giornate con forte stress da caldo e un incremento senza precedenti delle notti tropicali, un chiaro indicatore dell’impatto del cambiamento climatico.

I trend negli indicatori climatici mostrano che, da decenni, si registra una tendenza verso estati più calde e secche, con una riduzione significativa dei giorni di precipitazione e dell’umidità del suolo. Questi eventi estremi accentuano le problematiche legate alla siccità, con ricadute sulla disponibilità idrica, sull’agricoltura e sulla gestione delle risorse naturali, mettendo in luce la necessità urgente di adottare politiche per l’adattamento e la resilienza in presenza di eventi climatici estremi. ​

Lo mostra bene l’“indice di siccità”, una misura della gravità degli episodi siccitosi. L’indice l’anno scorso in Europa sud-orientale ha registrato le condizioni estive più secche da 12 anni a questa parte, quando sono iniziate le rilevazioni. Nella regione si sono registrati più laghi con livelli d’acqua inferiori alla media rispetto all’estate 2023, e le portate fluviali medie estive sono state “notevolmente” o “eccezionalmente basse” nel 35% dei fiumi, soprattutto nel sud-est.

Precipitazioni e umidità del suolo

Nel corso del 2024 si è assistito a un marcato contrasto est-ovest in termini di precipitazioni. L’Europa occidentale che ha registrato condizioni tra le più piovose degli ultimi decenni, mentre l’Europa orientale che ha sperimentato un deficit idrico significativo. Per l’Italia settentrionale è stato uno dei 10 anni più piovosi di sempre, ad esempio.

Il rapporto di Copernicus documenta come questo pattern si rifletta anche nell’umidità del suolo, con cambiamenti diretti causati da un’alterazione dei modelli di circolazione atmosferica e da fenomeni legati al cambiamento climatico.

L’analisi degli indicatori climatici ha rivelato che nelle aree a maggior rischio si osserva un aumento dell’estremità degli eventi di precipitazione intensa, mentre la variabilità interannuale in termini di giorni di pioggia accentua il fenomeno della siccità in altre regioni. Questi dati sono fondamentali per comprendere come il cambiamento climatico in Europa stia alterando il ciclo idrologico, incidendo direttamente sull’agricoltura e sulla gestione delle risorse idriche. ​

Alluvioni e stato dei fiumi europei

Il 2024 si è contraddistinto anche per la diffusione di alluvioni su scala continentale: a conti fatti, Copernicus sottolinea che è stato il periodo più grave dal 2013. Quasi un terzo (il 30%) della rete fluviale europea ha superato i livelli di allagamento definiti “elevati”. E il 12% dei fiumi ha raggiunto livelli “gravi”.

Eventi eccezionali, come la tempesta Boris in Europa centrale ed orientale, e gli episodi estremi verificatisi nella regione di Valencia, in Spagna, hanno colpito circa 413.000 persone in tutta Europa, con almeno 335 vittime.

L’analisi dei trend indica che, con il riscaldamento globale, la frequenza e l’intensità degli eventi di piena sono destinate a crescere, esacerbando l’impatto del cambiamento climatico sulle infrastrutture e sulle comunità locali.

Neve e ghiacciai: le Alpi hanno perso 1,2 m di ghiaccio

La perdita di massa dei ghiacciai rappresenta uno degli indicatori più tangibili del riscaldamento globale. Il rapporto sullo stato del cambiamento climatico in Europa nel 2024 evidenzia come tutte le regioni europee abbiano registrato un calo della copertura glaciale. Con tassi record di perdita netta di massa glaciale in Scandinavia e nelle Svalbard, dove i ghiacciai si sono assottigliati rispettivamente di 1,8 e 2,7 metri.

Il 2024 è stato un altro anno eccezionale sulle Alpi, con una perdita media dello spessore del ghiaccio di 1,2 m. Cifra elevata, ma pur sempre considerevolmente inferiore alle perdite estreme osservate nel 2022 (3,6 m) e nel 2023 (2,4 m).

Parallelamente, in quasi tutta Europa sono crollati i valori dei numeri di giorni con precipitazioni nevose cumulate di almeno 1 cm. L’eccezione è la penisola scandinava, dove il trend annuale è in aumento. Nel resto del Vecchio Continente, invece, l’anomalia è fortemente negativa, da 5 a 45 giorni di neve meno della media storica.

Le anomalie termiche dei mari europei

Un altro aspetto critico evidenziato nel rapporto riguarda il riscaldamento degli oceani. Il 2024 ha registrato una temperatura della superficie marina (SST) senza precedenti, con valori medi di 0,7°C sopra la media per l’intero bacino europeo e 1,2°C sopra per il Mediterraneo. Un dato, quello del Mare Nostrum, che supera di molto (+0,3°C) il valore – già da record – toccato appena l’anno prima. In particolare, Tirreno, Ionio, Adriatico e Canale di Sicilia hanno tutti segnato il primato assoluto di temperatura.

Il record assoluto è arrivato con il picco di 28,7 °C il 13 agosto 2024. Questo valore ha superato il precedente record di 28,3 °C registrato a luglio 2023. Temperature estreme eccezionali hanno riguardato soprattutto Mar Adriatico e nel Mediterraneo orientale, ma al picco del 13 agosto sono state nettamente superiori alla media anche nel Mediterraneo occidentale. Con anomalie che hanno raggiunto fino a 4 °C nel Mar Ligure e nell’Adriatico settentrionale, e fino a 6 °C nel Golfo del Leone.

Scarica il pdf del rapporto di Copernicus

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About Author / Lorenzo Marinone

Scrive per Rinnovabili dal 2016 ed è responsabile della sezione Clima & Ambiente. Si occupa in particolare di politiche per la transizione ecologica a livello nazionale, europeo e internazionale e di scienza del clima. Segue anche i temi legati allo sviluppo della mobilità sostenibile. In precedenza si è occupato di questi temi anche per altri siti online e riviste italiane.