I dati mostrano la tendenza verso una progressiva riduzione del ghiaccio marino in Antartide e sollevano dunque non pochi timori riguardo la fusione della calotta glaciale.

Il 17 settembre 2025 il ghiaccio marino antartico ha raggiunto un’estensione massima invernale di 17,81 milioni di chilometri quadrati, il terzo valore più basso in 47 anni di rilevamenti, dopo i record negativi del 2023 e del 2024. A riferirlo sono i dati provvisori raccolti dall’US National Snow and Ice Data Center (NSIDC).
Crescita del ghiaccio marino antartico
In base al normale ciclo stagionale, il ghiaccio marino antartico si espande durante l’inverno fino a raggiungere la massima estensione annuale a settembre o ad ottobre. Si scioglie poi durante la primavera e l’estate fino e tocca il minimo a marzo. All’inizio del 2025, il ghiaccio marino in Antartide aveva già registrato il secondo minimo estivo mai visto dalle statistiche. Questo è stato il quarto anno consecutivo di estensione sotto i 2 milioni di chilometri, come ha osservato l’NSIDC.
I dati sul ghiaccio marino antartico nell’inverno 2025
I dati mostrano la tendenza verso una progressiva riduzione del ghiaccio marino in Antartide e sollevano dunque non pochi timori riguardo la fusione della calotta glaciale. Il picco invernale del 2025 si colloca quindi di 900mila chilometri quadrati al di sotto dell’estensione massima media del periodo 1981-2010, utilizzata in genere come riferimento. Nell’Oceano Indiano e nel Mare di Bellingshausen l’estensione del ghiaccio appare marcatamente al di sotto della media. Nel Mare di Ross, invece, è al di sopra della media.
Il picco massimo invernale di estensione del ghiaccio in Antartide quest’anno è arrivato sei giorni prima della media del periodo 1981-2010, indicata per il giorno 23 settembre. Il terzo posto per il record minimo del 2025 è da condividere con il 2008 e il 2010. I dati, però, sono da ritenersi ancora provvisori perché l’NSIDC ha spiegato che l’andamento dei venti potrebbe incidere in qualche modo sulla superficie coperta dal ghiaccio marino, così come potrebbe verificarsi una crescita di quest’ultima durante le ultime fasi dell’inverno antartico nel mese di ottobre.
La tendenza, comunque, è chiara e infatti l’NSIDC afferma che le 19 estensioni più basse di ghiaccio marino mai registrate si sono verificate tutte negli ultimi 19 anni. Al Polo opposto della Terra le cose non vanno certo meglio: L’estensione minima estiva del ghiaccio marino nell’Artico c’è stata il 10 settembre ed è stata la decima in ordine di gravità.
Fusione del ghiaccio marino in Antartide
Quest’anno la perdita di ghiaccio marino antartico non è stata particolarmente significativa perché nel corso dell’anno si è verificato un recupero. Zack Labe, climatologo presso Climate Central, ha dichiarato a Carbon Brief che questa non è una notizia sorprendente.
L’argomentazione del climatologo trova conferma in uno studio recente. La ricerca dimostra in maniera chiara che la variabilità interna può determinare periodi di scioglimento più lento, così come periodi di scioglimento rapido, come accaduto nei primi anni 2000. In base allo studio, entrambe le ipotesi possono verificarsi temporaneamente con un clima che cambia e si riscalda sempre di più. Nel complesso, le pause osservate nel declino del ghiaccio marino nell’Artico o in Antartide sono coerenti con la tendenza al ribasso nel lungo termine, stando alla maggior parte dei dati modellistici climatici. “È solo questione di tempo prima che lo scioglimento estivo acceleri di nuovo“, ha detto ancora Labe.
Cambio di satellite
Per molti anni i ricercatori dell’NSIDC hanno monitorato la salute dei ghiacci e la loro riduzione, tra gli indicatori più importanti del riscaldamento globale. L’osservazione proveniva dal monitoraggio dei dati forniti dai vecchi satelliti meteorologici di proprietà dell’esercito statunitense.
Adesso, purtroppo, il monitoraggio continuo è a rischio, dal momento che il Dipartimento della Difesa USA ha comunicato ai climatologi che l’accesso ai dati non era più una priorità, come ha raccontato un articolo di Science. Il motivo sarebbero i rischi alla sicurezza informatica ai vecchi sistemi.
Le uniche opzioni per le osservazioni di questo tipo sono affidarsi a un vecchio satellite giapponese, lanciato nel 2012, o a una serie di satelliti meteorologici cinesi. Anche un nuovo satellite meteorologico del Dipartimento della Difesa USA, lanciato nel 2024, sarebbe in grado di raccogliere dati simili ma queste informazioni non sono ancora state rese pubbliche.












