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La mappa più completa dell’impatto del climate change in Italia

Uno strumento online di Climate Analytics permette di visualizzare come cambierà il clima sulla penisola nei prossimi 80 anni, con un livello di dettaglio regionale, selezionando i diversi scenari emissivi e usando decine di indicatori diversi

Impatto climate change in Italia: tutti i cambiamenti al 2100
In alto, le variazioni di temperatura media in uno scenario a +3°C, a +1,5°C e il loro differenziale. In basso, la stessa mappa relativa alle precipitazioni. Crediti: Climate Analytics

Dove e come colpirà la crisi climatica nel Belpaese

(Rinnovabili.it) – Quale sarà l’impatto del climate change Italia nel 2100, se continuiamo con le politiche attuali? E se riusciremo a limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, l’obiettivo più ambizioso dell’Accordo di Parigi? Uno strumento online creato da Climate Analytics aiuta a visualizzare le risposte a queste domande. Con un livello di dettaglio notevole, e quindi fornendo informazioni geograficamente più precise di quelle che si possono estrarre dai rapporti dell’Ipcc o dalle valutazioni macro-regionali (ad esempio, quelle sull’Europa mediterranea) a disposizione.

Temperature medie

Con le politiche attuali, la traiettoria del climate change porta il termometro in Italia a sfiorare i 3°C entro la fine del secolo. Nel 2100, secondo dati di Climate Action Tracker, il Belpaese sarebbe 2,8°C più caldo, supererebbe la soglia dei 2°C tra il 2055 e il 2060 e quella degli 1,5°C tra 2035 e 2040, cioè al massimo tra 17 anni.

Allineando invece le politiche climatiche con quelle compatibili con lo scenario emissivo migliore (RCP2.6), l’unico secondo l’ultimo rapporto Ipcc a garantire con un margine di probabilità sufficiente il rispetto degli 1,5°C senza sforamenti eccessivi e senza dover ricorrere in modo massiccio a tecnologie di rimozione della CO2 dall’atmosfera, la situazione muta in modo significativo. L’Italia nel 2100 raggiungerebbe quota 1,6°C con la prospettiva di non aumentare più: questo livello, anzi, sarebbe raggiunto per la prima volta, e poi mantenuto costante, attorno alla metà del secolo. Il 1° sforamento degli 1,5°C avverrebbe tra il 2050 e il 2055.

A livello regionale, le aree maggiormente esposte all’aumento della temperatura in uno scenario business as usual sarebbero soprattutto quelle del Centro-Nord sul versante adriatico. Mentre le isole maggiori, la Calabria e i versanti tirrenici di Campania, Lazio e Toscana vedrebbero incrementi più contenuti (nell’ordine di circa mezzo grado). Queste stesse regioni sono quelle dove la differenza in uno scenario da +1,5°C e uno da +3°C si farebbe sentire di meno, mentre Marche, Abruzzo, Romagna e Veneto avrebbero gli aumenti più consistenti.

Il divario tra Nord e Sud della penisola resta comunque significativo. Se il Piemonte è proiettato verso la media nazionale (+2,8 e +1,6°C nei due scenari), la Sicilia vedrebbe invece rispettivamente +2,4 e +1,3°C di riscaldamento. Lo strumento di Climate Analytics permette di visualizzare i dati per ciascuna regione selezionando come variabili lo scenario di riferimento.

Gli altri indicatori dell’impatto del climate change in Italia

Oltre alle temperature medie, il tool permette di scandagliare le previsioni per il futuro dell’Italia (e di decine di altri paesi) attraverso indicatori di rischio fisico acuto (come i danni annuali attesi dalle alluvioni, la quota di popolazione esposta annualmente a incendi o l’area di territorio esposta a ondate di calore) e di rischio fisico cronico (come l’umidità del suolo, le precipitazioni, o la produttività dei lavoratori in condizioni di stress termico).

Così, se i danni da alluvioni non dovrebbero diminuire in modo significativo anche se ci spostassimo su una traiettoria compatibile con gli 1,5°C, l’esposizione della popolazione a ondate di calore avrebbe gli incrementi maggiori soprattutto in Emilia-Romagna, in alcune zone della costa adriatica, e nell’area ionica (con aumenti anche di circa il 10%). In alcuni casi, i possibili vantaggi connessi con un riscaldamento di 1,5°C scompaiono se si eccede questa soglia. È quello che succede alle precipitazioni. Con +1,5 gradi quasi tutto il Nord dovrebbe guadagnare pioggia, mentre per il resto del paese i modelli non concordano. A +3 gradi, però, si arriva a perdite anche del 5-10% nel Nord-Ovest e tutto il Centro-Sud sprofonda anche con cali di oltre il 15%.