La distruzione ed eventualmente la ricostruzione di Gaza potrebbe aver causato e causerebbe in futuro un totale di oltre 32 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente.

di Ermina Voccia
Una nuova ricerca condotta da un team di studiosi universitari inglesi e statunitensi ha stimato quale potrebbe essere l’impronta di carbonio della guerra a Gaza. Allargando la prospettiva, i ricercatori hanno calcolato anche l’impronta di carbonio delle operazioni militari legate al conflitto in Libano, Iran e Yemen. La ricerca è la terza parte di uno studio più ampio e completo sull’impatto climatico del conflitto.
Soprattutto, la ricerca sottolinea l’urgenza di una rendicontazione obbligatoria delle emissioni militari nell’ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Non esiste infatti alcun obbligo per gli Stati di rendere conto alle Nazioni Unite dell’impronta di carbonio causata da guerre e operazioni militari. Quanto avviene a Gaza mina i diritti umani degli abitanti di tutta la regione e persino del mondo perché la guerra contribuisce all’aggravarsi del surriscaldamento globale.
L’impronta di carbonio della guerra a Gaza
Lo studio stima che le emissioni totali collegate direttamente alla guerra arrivino a quasi 1,9 milioni di tonnellate di CO2. Le emissioni calcolate su 15 mesi di guerra, vale a dire da ottobre 2023 a gennaio 2025, superano le emissioni annuali di 36 Paesi. Se a queste si aggiunge l’impronta di carbonio causata dalla costruzione dei tunnel di Hamas e dalla barriera difensiva anti terrorismo “muro di ferro” di Israele, il valore supera la quota annuale dei 41 Paesi del mondo ultimi in classifica per emissioni di CO2. Inoltre, l’impronta di carbonio che deriverebbe dalla ricostruzione di Gaza e degli edifici distrutti in Libano da Israele equivale quasi la quota di emissioni annuali di CO2 della Croazia.
I ricercatori hanno analizzato le emissioni di CO2 derivanti da tutte le attività collegate alla guerra, compresa la fase di preparazione al conflitto, il conflitto in sé e la fase post. Dall’analisi è emerso che la distruzione ed eventualmente la ricostruzione di Gaza potrebbe aver causato e causerebbe in futuro un totale di oltre 32 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente, una quota di emissioni che si colloca sopra i livelli di 102 Paesi. Ancora secondo lo studio, la costruzione dei tunnel di Hamas e quella del sistema di sorveglianza del “muro di ferro”, pensato da Israele per monitorare i movimenti dei miliziani attraverso camere di sorveglianza e sensori sotterranei, abbia causato un totale di 557mila tonnellate di emissioni di CO2.

QUI lo studio sull’impronta di carbonio della guerra a Gaza
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