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Il CCS al servizio dei petrolieri americani

Il Doe taglia i finanziamenti alle tecnologie di cattura del carbonio e poi ne esalta le possibilità. Un controsenso che trova il suo equilibrio su un unico elemento: sostenere l’industria fossile statunitense

CCS

 

 

(Rinnovabili.it) – L’incongruenza tra azione e retorica negli Usa è quasi una costante. Sotto la nuova presidenza Trump, il segretario americano dell’energia, Rick Perry, incarna probabilmente uno dei migliori esempi della contraddittorietà stelle e strisce. Non è un mistero che il capo del Doe sia perfettamente allineato alla politica negazionista che domina alla Casa Bianca, ossia contestare con forza la responsabilità delle emissioni di carbonio antropiche nell’alterazione dei modelli climatici.

 

Negli ultimi mesi, tuttavia, Perry si è speso in lodi entusiasteper l’impianto di Petra Nova, nella periferia di Houston, Texas, il più grande sistema al mondo di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS) a livello industriale. La centrale “utilizza un processo per rimuovere il 90 per cento dell’anidride carbonica post combustione del carbone, per generare energia in un modo pulito”, commentava solo qualche giorno fa il funzionario USA, affrettandosi però a deresponsabilizzare la CO2 dal climate change.

 

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Perché allora sostenere il cosiddetto “carbone pulito”, una tecnologia ancora immatura e parecchio costosa? Perché come  rimarcato ieri dallo stesso Perry al National Petroleum Council, l’anidride carbonica catturata attraverso il CCS o CCUS, può essere reimpiegata a livello industriale. Per i produttori di petrolio significa poterla iniettare nel sottosuolo per aumentare le quantità di olio recuperabili e altrimenti difficili da raggiungere. “L’integrazione della tecnologia e la diffusione della tecnologia di CCS su larga scala rimane ancora una sfida commerciale”, ha dichiarato il segretario durante il consiglio, che riunisce oltre 200 rappresentati del settore petrolifero americano. Perry ha chiesto ai membri di intraprendere uno studio sul tema come parte di un più ampio riesame dell’infrastruttura del trasporto del petrolio e del gas. L’idea alla base è che le tubature possano essere utilizzate per spostare il carbonio catturato da un impianto di carbone nei campi petroliferi per pomparlo nel terreno.

 

Dal canto suo, però, l’amministrazione Trump non intende sostenere almeno per ora la tecnologia. Nonostante le belle parole spese, va ricordato che la proposta di bilancio della Casa Bianca – che Perry ha difeso strenuamente al Congresso – taglia del 56 per cento o finanziamenti all’Ufficio che dirige la ricerca CCS: da 631 milioni di dollari nel 2017 a 280 milioni di dollari nel 2018.