Le tre R della circular economy a Eta Beta

Dalle app del baratto agli spazi di aggregazione sociale che insegnano a riparare gli oggetti: le idee, le startup e le buone pratiche delle tre R dell’economia circolare raccontate ai microfoni di Radio RAI 1

Le tre R della circular economy a Eta Beta

 

(Rinnovabili.it) – Il principio delle 3 R – Riduzione, Riuso e Riciclo – è l’elemento cardine della moderna economia circolare. Tre approcci differenti ma con un obiettivo comune: garantire un sistema di crescita sostenibile in cui la parola rifiuto sia sinonimo di risorsa.

Di questo si è parlato oggi ai microfoni di Eta Beta, il programma quotidiano di Radio 1 dedicato ai fermenti innovativi che investono la società. Il conduttore e ideatore, Massimo Cerofolini e Mauro Spagnolo, direttore di Rinnovabili.it, hanno passato in rassegna le esperienze più dinamiche e mature che oggi incarnano le 3R della sostenibilità.

 

Con l’Accordo di Parigi ormai prossimo all’entrata in vigore, i grandi del Pianeta e non solo, hanno assunto un obbligo preciso nei confronti della lotta alle emissioni e dello sviluppo sostenibile. In tal senso la circular economy è uno degli elementi fondamentali per esser certi di non mancare la meta. “Quando le risorse iniziano a scarseggiare, come accade già da molti anni sul nostro pianeta, è necessario cambiare completamente paradigma”, spiega Spagnolo.

E il passaggio da un sistema lineare – dove si prende, si produce e si getta – ad uno circolare, pone le basi più solide nelle iniziative dal basso e nelle scelte quotidiane.

Come quelle legate ai Repair cafè, luoghi di incontro dove riportare a nuova vita i propri oggetti rotti. Qui la R di riuso è divenuta sinonimo di nuovo trend culturale: in poco tempo l’idea – nata in Olanda nel 2009 – ha contagiato tutto l’Europa, facendo proliferare questi nuovi spazi di aggregazione, in cui divertirsi e mettere alla prova la propria manualità sotto lo slogan “riparare è meglio che buttare”.

 

A condividere il motto sono anche le ciclofficine popolari, ambienti dotati di attrezzatura specifica per la riparazione di biciclette, messi a disposizione da associazioni ciclistiche o collettivi, dove chiunque può riportare a nuova vita la propria due ruote.

Un approccio che può essere applicato anche per far fronte alle insidie dell’obsolescenza programmata, come dimostra oggi Second life Italia a Camerata Picena, nelle Marche. Esperienza per ora unica a livello nazionale, Second life Italia è il primo outlet di grandi elettrodomestici rigenerati: qui gli apparecchi salvati dalla discarica, sono aggiustati e ri-messi in vendita, ovviamente ad un costo contenuto.

 

 

Ma adottare un approccio circolare allo sviluppo significa anche riuscire a contrastare l’attuale economia consumistica, facendo sì che un bene diventi rifiuto il più tardi possibile. Molti degli oggetti che vengono buttati non hanno neppure bisogno di essere riparati. Semplicemente ci siamo stufati di temerli a casa.

Perché allora non provare a barattarli con qualcosa di utile. Nasce da questa idea, Zero Relativo, la prima community italiana dedicata allo scambio. Progetto sociale di consumo intelligente, Zero Relativo mette in contatto ogni giorno i Barter, ossia gli utenti che vogliono barattare, prestare e donare i loro oggetti.

Sulla stessa linea hi-tech, c’è anche Swap Island, app per smartphone che permette di accedere al mondo degli scambi semplicemente appoggiandosi sugli account dei social network.

Fa invece un passo in più iBarter, il primo circuito italiano per lo scambio multilaterale online. Come spiega il cofondatore Marco Gschwentner, è possibile noleggiare una decina di bici elettriche e “pagarle” senza movimentare denaro ma con beni e servizi della propria azienda.

 

L’approccio delle tre R funziona anche quando si parla di rifiuti alimentari. L’esempio più lampante è quello offerto dalla BioInnoTech, società nata dalla creatività di cinque giovani biotecnologi. La startup, spiega la stessa cofondatrice, Rosita Pavone, trasforma in lievito il siero scartato dalla lavorazione casearia a lievito da rimpiegare nei processi di panificazione, mangimistica, enologia e birrificazione.

A favorire la lotta agli sprechi alimentari, in Italia è da settembre anche una nuova normativa che per la prima volta favorisce, tra le altre cose, il recupero e la donazione delle eccedenze edibili a fini di solidarietà sociale, destinandole in via prioritaria all’utilizzo umano. Per chi possiede un’attività nel settore alimentare sarà più semplice donare le eccedenze a bisognosi ed organizzazioni non profit, e ricevere in cambio sconti sulla tassa rifiuti, in misura proporzionale al cibo o al materiale che si è donato. A patto ovviamente che la donazione sia tracciata e comprovata.

 

L’Italia è il secondo Paese, oltre alla Francia, in Europa a dotarsi di un simile provvedimento, ma lì dove la normativa nazionale non assiste si può sempre replicare una delle iniziative di solidarietà più innovative degli ultimi anni: il Frigorífico solidario o Frigo della solidarietà. Si tratta di un progetto di lotta allo spreco alimentare avviato nei Paesi Baschi, lanciato dall’Associazione dei Volontari di Galdakao, cittadina nella provincia di Biscaglia. L’iniziativa ha un doppio obiettivo: avviare una gestione sostenibile del cibo avanzato da bar e ristoranti e aiutare le persone più povere della comunità. Chi ne ha bisogno non deve fare altro che aprire lo sportello del Frigo della solidarietà e prelevare il contenuto gratuitamente.

 

Ascolta il podcast della puntata

Articolo precedenteLe deroghe Ue al carbone ci costano 20mila morti l’anno
Articolo successivoRinnovabili.it racconta la mobilità del futuro a Maker Faire 2016

1 commento

  1. finalmente l’economia sposa l’ecologia, circolare per definizione.
    basterebbe copiare un po’ meglio e un po’ di più madre natura.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Leave the field below empty!