Rifiuti edilizi: filtri per l’acqua dal riciclo dei pannelli di fibra

Il progetto FibreCarb trasformerà i Medium-density fibreboard in una nuova fonte di carbone attivo, con un processo in grado di autoalimentarsi sotto il profilo energetico

pannelli di fibra

 

Una seconda vita ecologica per i pannelli in fibra dell’edilizia

(Rinnovabili.it) – Il modello dell’economia circolare ha iniziato a farsi strada anche in edilizia. Non solo il settore ha aperto le porte a materiali locali, riciclati o di recupero ma, con qualche difficoltà, è diventato esso stesso fornitore di materie prime seconde. In questo nuovo filone di buone pratiche s’inserisce il progetto FibreCarb, lanciato da Kenny Vanreppelen, ricercatore belga e fondatore della start-up Act & Sorb. L’iniziativa, come è facile intuire dal nome stesso, si concentra su un particolare tipo di rifiuti edilizi: i pannelli di fibra.

“Una volta che l’edificio deve essere smantellato o in caso di ristrutturazione, è possibile avere tra i rifiuti, pannelli di fibra che non vengono riciclati ma solo bruciati o conferiti in discarica”, spiega Vanreppelen. Per offrire una soluzione alternativa, lo scienziato assieme ad alcuni colleghi ha sviluppato un processo low energy che permette di riciclare questo tipo di rifiuti edilizi. “Abbiamo sviluppato un processo che li trasforma in carbone attivo, materiale usato come filtro nei depuratori d’acqua o nelle maschere antigas”.

 

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Gli scarti dell’industria delle costruzioni rappresentano circa la metà degli 1,3 miliardi di tonnellate di rifiuti solidi  prodotti a livello urbano, ogni anno nel mondo. La fine vita porta con sé un bagaglio ambientale non indifferente: l’estrazione di materie prime, la fabbricazione di nuovi prodotti edilizi e le attività stesse di costruzione sono responsabili del 3-6% del consumo energetico mondiale e di una parte significativa delle emissioni di anidride carbonica.

Act & Sorb sta tentando di dare una mano alla questione concentrandosi sulla seconda vita dei pannelli di fibra a media densità (MDF-Medium-density fibreboard), materiali da costruzione ampiamente diffusi e usati nelle pareti degli edifici e nei mobili. L’MDF è in gran parte costituito da fibre di legno, ottenute come sottoprodotto della fresatura, che sono combinate con resina e cera, riscaldate e pressate insieme. Tuttavia, le colle utilizzate nel processo li rendono difficili da riciclare dopo l’uso. Secondo il dott. Vanreppelen, l’Europa getta via ogni anno 11 milioni di tonnellate di pannelli di fibra mentre, a livello mondiale, vengono scartati più di 70 milioni di tonnellate. Ma rendere questo spreco utile non è solo una sfida ecologica: attualmente inviare gli MDF in discarica costa circa 50 euro a tonnellata.

 

Il metodo sviluppato dalla start-up utilizza la carbonizzazione per riscaldare l’MDF ad alte temperature in assenza di ossigeno, facendolo scomporre in carbone e gas. Il carbone viene quindi ulteriormente scaldato e lavorato secondo le specifiche del cliente per creare carbone attivo su misura.

Oltre alla riduzione dei rifiuti edilizi nell’ambiente e ai vantaggi finanziari che ciò comporta, il mercato del carbone attivo è in piena espansione, spiega lo scienziato. Inoltre il gas prodotto durante lo stadio di pirolisi, quando il materiale viene distrutto ad alta temperatura, può essere catturato e utilizzato per alimentare il processo stesso, eliminando la necessità di utilizzare combustibili fossili.

 

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