Smog: ipotesi rimodulazione ecobonus 65% per caldaie a biomasse

Confronto a quattro al ministero dell’Ambiente con Mit, Mise e Mipaaf per discutere del percorso di attuazione della direttiva europea Nec

Smog: ipotesi rimodulazione ecobonus 65% per caldaie a biomasse

 

(Rinnovabili.it) – Una rimodulazione dell’ecobonus 65% per le caldaie a biomasse che rispondano ad alti criteri di efficienza. Questa è una delle ipotesi avanzate dal Governo come parte delle nuove misure nazionali anti-inquinamento atmosferico. La proposta è emersa dal confronto promosso dal ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti tra i dicasteri che, a vario titolo, hanno competenze sulla qualità dell’aria. L’evento, a cui hanno presenziato anche il viceministro ai Trasporti Riccardo Nencini, il sottosegretario allo Sviluppo Economico Antonio Gentile, il capo dipartimento del ministero delle Politiche Agricole Giuseppe Blasi, è servito per fare il punto della situazione sui provvedimenti messi in campo di contrasto allo smog.

 

“L’obiettivo dei ministeri – si legge nella nota stampa del Minambiente – è accelerare il percorso di attuazione della direttiva europea Nec, che prevede la definizione di un programma di misure nazionali per la qualità dell’aria, e allo stesso tempo arrivare alla chiusura dei tavoli tecnici istituiti per nuove misure di contrasto allo smog nell’area del Bacino Padano”.

 

A dicembre dello scorso anno, infatti, il  Parlamento e Consiglio europeo hanno adottato la direttiva sui limiti nazionali di emissione (Direttiva NEC -National Emission Ceilings),completamento ideale del più ampio “Pacchetto sulla Qualità dell’Aria”, concludendo un iter burocratico iniziato addirittura nel 2013. Il provvedimento stabilisce i nuovi target strategici per il periodo fino al 2030, con l’intento di progredire verso l’obiettivo di miglioramento di lungo termine dell’Unione attraverso l’indicazione di percentuali di riduzione delle emissioni nazionali dal 2020 al 2030. Gli Stati membri non devono solo recepire la direttiva nel diritto nazionale (entro il 30 giugno 2018) e individuare i livelli indicativi di emissione, ma anche – entro il 2019 – presentare un programma di controllo dell’inquinamento atmosferico nazionale.

Ogni programma nazionale dovrà contenere misure finalizzate a garantire che le emissioni dei cinque principali inquinanti (biossido di zolfo, ossidi di azoto, composti organici volatili non metanici, ammoniaca e particolato fine) siano ridotte delle percentuali concordate.

 

Tra le azioni allo studio nel corso del confronto al ministero, è emersa dunque anche l’assegnazione dell’ecobonus 65% alle sole caldaie a biomasse che rispondano ad alti criteri di efficienza, come individuati dal Conto Termico 2.0. Vale a dire con un rendimento Termico Utile non inferiore a 85% ed emissioni in atmosfera non superiori a precisi limiti.

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2 Commenti

  1. ma se sono le caldaie le principali responsabili di aumenti di PM10 in città?! è vero che il ciclo del legno è chiuso, le foreste consumano CO2 (e PM10?!), vengono tagliate, bruciate e reimmettono in circolo la CO2 intrappolata, ma è anche vero che luogo di emissione della CO2 e di sottrazione dall’atmosfera non coincidono, così che le città hanno picchi di PM10 e CO2 che le foreste non registrano… e per calmierare tutto si fermano i trasporti. Boh..

    • Infatti se leggi si parla di una limitazione “alle sole caldaie a biomasse che rispondano ad alti criteri di efficienza”. Comunque le caldaie hanno, in genere, emissioni più basse delle stufe e dei camini.

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