Cina: “allarme rosso” alle nuove centrali a carbone

Eccesso di capacità e rischi ambientali: con queste due motivazioni la NEA sospende le nuove autorizzazioni ai progetti a carbone in 29 provincie cinesi

centrali a carbone

 

 

(Rinnovabili.it) – Calano i consumi energetici cinesi mentre crescono senza sosta gli impianti rinnovabili. Nella Cina del nuovo millennio lo spazio per il carbone sembra diminuire di giorno in giorno. Il paese è ancora il primo al mondo come coal-addicted, ma da tre anni a questa parte i consumi di questa fonte fossile mostrano trend negativi. Secondo il Comunicato statistico sullo sviluppo economico e sociale rispetto dal 2015 al 2016 il calo sarebbe stato del 4,7 per centoI dati vanno presi con le pinze, dal momento che non sono poche le discrepanze con la situazione reale individuate da Greenpeace. Ma, numeri gonfiati a parte, il calo esiste e i margini del comparto sono sotto pressione.

 

A dare un nuovo colpo di scure al settore è stavolta il Governo annunciando la sospensione delle autorizzazione per nuove centrali a carbone in 29 provincie. Il motivo lo spiega la National Energy Administration (NEA) che ha attivato in questi giorni il suo “sistema di allarme”. Lo strumento  valuta disponibilità energetica delle singole regioni e identifica i territori in sovracapacità. È stato attivato lo scorso anno per bloccare l’onda di investimenti eolici nelle ormai sature provincie Jilin e Heilongjiang, nel nordest della Cina. Qui l’alta concentrazione di turbine unitamente alla limitata capacità di rete, ha provocato, inevitabilmente, grosse perdite di produzione.

 

Il sistema tiene anche conto delle risorse e livelli di inquinamento dei territori, valutando scarsità d’acqua e concentrazioni di smog preesistenti. Dopo il vento, tocca quindi al termoelettrico. La NEA ha assegnato a ben 25 Provincie l’allarme rosso, che significa che qualsiasi nuova centrale a carbone  creerebbe un eccesso di capacità o un rischio ambientale. Altre quattro regioni hanno ricevuto invece l’allarme arancione. La mossa arriva a poca distanza dal report del governo in cui si sta studiando come chiudere, annullare o rallentare la costruzione di più di 50 gigawatt di potenza termica nel corso di quest’anno.

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