Energia eolica, 5 miti da sfatare

A partire dal costo eccessivo alla necessità di centrali di backup, passando per il basso rapporto costi/benefici: ecco 5 falsi miti sull’energia eolica

Energia eolica, 5 miti da sfatare

 

(Rinnovabili.it) – Amata da alcuni e odiata da altri, l’energia eolica ha comunque fatto registrare una crescita notevole negli ultimi anni, arrivando a coprire nel corso del 2015 circa l’8% della domanda energetica a livello europeo. Tuttavia, rispetto al potenziale che racchiude, l’energia eolica non è ancora diffusa quanto potrebbe. Colpa in parte del fattore estetico, che vede le wind farm come dannose per la bellezza del paesaggio, ma anche di numerosi pregiudizi e falsi miti che non permettono l’effettiva comprensione dei vantaggi del vento come fonte di energia rinnovabile. Il sito iflscience.com ha voluto analizzare l’argomento, prendendo come spunto un articolo pubblicato sul Australia Finacial Review e scritto da Alan Moran, ex-direttore dell’Institute of Public Affairs. Vediamo quindi insieme i 5 maggiori falsi miti sull’eolico e relativa spiegazione del perché si tratterebbe appunto solo di pregiudizi.

 

Energia eolica fino a 3 volte più costosa di quella tradizionale

È credenza comune che produrre energia sfruttando il vento costi fino a 3 volte quanto ricavarla dai tradizionali (e inquinanti) combustibili fossili. L’articolo scritto da Alan Moran, nello specifico, parla di circa 120 dollari al MWh per l’eolico contro i circa 40 dollari al MWh per l’energia ricavata dal carbone. Si tratterebbe tuttavia di un’esagerazione, in quanto con una turbina eolica di ultima generazione produrre un MWh di energia costerebbe solo 90 dollari circa al MWh, costo che per di più contempla già la quota di capitale e il ritorno sugli investimento per l’intera durata del progetto, mentre quei 40 dollari al MWh del carbone si riferiscono solo al costo della materia prima (con un calcolo fatto bene si arriverebbe anche a 100 dollari al MWh per il carbone).

 

Necessità di centrali di backup

Un altro pregiudizio è la convinzione che per ogni centrale eolica servano necessariamente delle centrali di backup per garantire la fornitura di corrente nel caso in cui il vento non fosse sufficiente. Questo nasce dalla credenza che non sia possibile predire quando e quanto il vento soffierà, cosa non necessariamente vera. Ovvio, non è possibile fare una stima precisa, ma è comunque possibile capire se nell’arco di un anno in una determinata la zona la mancanza di vento stimata potrebbe giustificare investimenti costosi in grosse centrali di backup. In ogni caso, poi, ogni fonte energetica da sola non è in grado di garantire una copertura totale ad un dato territorio, ma è sempre opportuno mixare le diverse fonti.

 

Turbine eoliche poco efficienti

Molti sono del parere che le attuali turbine eoliche rappresentino già la massima efficienza raggiungibile in questo campo, e che quindi non ci siano margini di miglioramento, pur essendo ancora troppo poco competitive dal punto di vista dei costi. Oltre a smentire questa affermazione, il sito sottolinea nuovamente il fatto che non bisogna ragionare figurandosi l’energia eolica come unica fonte di energia, ma piuttosto analizzare  benefici che il suo utilizzo, unitamente alle altre fonti rinnovabili, potrebbe portare.

 

Tasse in bolletta troppo care

Un altro punto su cui insiste Alan Moran è il fatto che le tasse in bolletta per finanziare lo sviluppo dell’eolico siano troppo care. Iflscience.com, tuttavia, smentisce la cosa prendendo ad esempio la situazione dell’Australia: qui si stima che a partire dal 2021 l’investimento inizierà a dare i suoi frutti, generando un significativo risparmio in bolletta. Costose sì, quindi, ma a buon rendere.

 

Abbattimento delle emissioni insufficiente

Sempre secondo lo stesso articolo la riduzione delle emissioni garantita dall’eolico sarebbe solo del 4% rispetto alla produzione di energia tradizionale. Tuttavia studi autorevoli sono di tutt’altra opinione e prevedono un abbattimento delle emissioni nocive del 13% nel corso del quinquennio 2015-2020.

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