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Terre rare: l’industria eolica europea non è la più affamata

EWEA accoglie con favore la pubblicazione dal CCR in cui viene esaminata la domanda futura per i metalli rari dalle tecnologie coperte dal SET-plan europeo

(Rinnovabili.it) – Si ricredano quanti hanno sostenuto fino a ieri che il comparto eolico europeo fosse uno dei più avidi consumatori di terre rare. La smentita ufficiale arriva dal  Centro comune di ricerca della Commissione europea (CCR) che ha pubblicato il suo “Rapporto sui metalli critici nelle tecnologie energetiche strategiche”. Il documento, come sottolinea l’European Wind Energy Association sconfessa l ‘errata percezione  l’industria del vento del vecchio continente sia uno dei principali utilizzatori  di quel gruppo di 17 elementi chimici a cui si deve molto del moderno hi-tech. “La quota del neodimio e del disprosio che verrà impiegata dal settore europeo dell’energia eolica nell’arco di tempo tra il 2020 e il 2030 rimarrebbe l’1% dell’offerta mondiale”, ha commentato Justin Wilkes, Policy Director della European Wind Energy Association (EWEA), oggi a Bruxelles. Il rapporto del CCR identifica correttamente il crescente utilizzo di generatori a magneti permanenti nelle turbine eoliche – i principali materiali richiesti per questi magneti sono ossidi di terre rare, soprattutto del neodimio e del disprosio sopracitati -, ma secondo la lobby del vento sbaglia nel presumere che la fornitura di metalli rari non aumenti oltre i livelli del 2010. In tal senso la relazione sovrastimerebbe la quota percentuale dei due metalli  utilizzati dal settore eolico europeo nell’arco di tempo 2020/2030. Nel dettaglio il rapporto del CCR riporta che:

  • neodimio – nel 2020 l’industria eolica europea utilizzerà tra le 326 e le 635 tonnellate, pari ad una percentuale tra 1,8%-3,5% della fornitura mondiale  2010
  • disprosio – nel 2020 l’industria eolica europea utilizzerà tra le 22 e le 44 tonnellate, equivalente a 1,9%-3,6%.