Per fare una cella fotovoltaica ci vuole… un albero

Il solare organico diventa più ecofriendly grazie ad un substrato che si scioglie in acqua e a temperatura ambiente

fotovoltaico organico(Rinnovabili.it) – Vetro e plastica addio, l’ultimo trend in fatto di supporti per fotovoltaico organico richiede materiali decisamente più sostenibili ed ecofriendly. Un team di ricercatori della Georgia Institute of Technology sta lavorando assieme alla Purdue University per sviluppare efficienti supporti per le celle solari derivati dagli alberi, o più precisamente dalla cellulosa che delle piante ne costituisce le fibre. Lo studio ha portato alla produzione di substrati in nanocristalli di cellulosa (cellulose nanocrystal – CNC) rivelatisi facilmente riciclabili alla fine del loro ciclo di vita. Otticamente trasparenti, questi supporti permettendo alla luce di passarvi tranquillamente attraverso prima di essere assorbita da uno strato molto sottile di un semiconduttore organico, senza inficiare in alcun modo l’efficienza della cella. Inoltre i nanocristalli cellulosici sono biodegradabili in acqua; durante il processo di riciclaggio, le celle solari possono essere semplicemente immerse in acqua a temperatura ambiente ed entro pochi minuti, assicurano gli ingegneri, il substrato si dissolve e l’unità può essere facilmente separata nelle sue componenti principali.

 

 

La riciclabilità deve essere un fattore imprescindibile  per il fotovoltaico organico

Lo sviluppo e le prestazioni dei substrati organici nella tecnologia solare continua a migliorare, fornendo ai tecnici una buona indicazione delle applicazioni future”, ha spiegato Bernard Kippelen, professore di ingegneria al Georgia Tech Kippelen che ha condotto lo studio. “Ma le celle solari organiche devono essere riciclabili. Altrimenti stiamo semplicemente risolvendo un problema, la dipendenza dai combustibili fossili, mentre ne creiamo un altro, ovvero una tecnologia che non possiamo smaltire al termine del suo ciclo di vita”. L’obiettivo degli scienziati è di portare l’attuale efficienza di conversione della luce del primo prototipo, circa 2,7 per cento, fino al 10 per cento.

 

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