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REGACE testa l’agrivoltaico reattivo con “iniezioni” di CO2

Il progetto internazionale, guidato dalla società israeliana Al-Zahrawi, realizzerà nuove soluzioni fotovoltaiche bifacciali per serre, dotate di tracciamento reattivo in grado di rispondere alle esigenze delle colture

agrivoltaico reattivo
il dott. Ibrahim Yehia della Società Alzahrawi, coordinatore del Progetto. Credits: TRDC

Un nuovo sistema di agrivoltaico reattivo e bifacciale adatto a tutti i climi

(Rinnovabili.it) – Rendere l’impianto agrivoltaico reattivo e in perfetta sintonia con le esigenze delle piante sottostanti, per aumentare la produzione vegetale e abbassare i costi del solare. Nasce con questo doppio obiettivo il progetto di ricerca REGACE. L’iniziativa, finanziata con oltre 5 milioni di euro dal programma comunitario Horizon Europe, riunisce undici realtà tra Università, centri di ricerca e imprese, sotto la guida dell’azienda israeliana Al-Zahrawy. I lavori sono partiti il 1° febbraio 2023 ma in questi giorni il consorzio si è riunito nella città di Kafr Qara per visitare le serre della startup Trisolar. L’agrivoltaico reattivo REGACE, si baserà, infatti, su un prototipo iniziale sviluppato proprio dalla giovane azienda, con l’obiettivo di metterlo alla prova inizialmente su piccole serre in Germania, Austria, Grecia e Israele.

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Cosa ha di speciale l’iniziativa? Innanzitutto la volontà di sperimentare diverse soluzioni tecnologiche per aumentare la produzione (sia agricola che elettrica) in differenti climi. L’idea è di impiegare una tecnologia di tracciamento responsivo azionata da un PLC, un controller logico programmabile che modifica l’angolazione dei pannelli in base alle esigenze delle piante. “Il sistema di tracciamentosi legge sul sito di CORDISviene appeso con poche viti ai supporti della serra, eliminando la necessità di sostegni antivento e riducendo il prezzo per kilowatt installato”.

Gli impianti prototipali monteranno nuovi moduli bifacciali semi trasparenti per sfruttare al massimo l’illuminazione senza bloccare la crescita delle colture. In più i ricercatori testeranno un sistema di arricchimento della CO2 come mezzo per incrementare la resa colturale ed estendere di conseguenza l’uso dell’agrivoltaico anche ad aree con condizioni di scarsa illuminazione.

“Questa tecnologia consente non solo il duplice uso del suolo, ma anche il duplice uso delle infrastrutture. Il design porta anche alla riduzione dei costi di costruzione e manutenzione […] Oltre all’impatto economico, ciò comporterà anche un significativo effetto positivo sulla sostenibilità ecologico-ambientale e una ridotta impronta ecologica”.

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.