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Il solare notturno di UNSW non teme il buio

Nuovi progressi per la tecnologia delle "celle anti solari" grazie al diodo termoradiativo creato dagli scienziati dell'University of New South Wales

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Foto di StockSnap da Pixabay

Solare notturno: piccole efficienze ma grandi promesse

(Rinnovabili.it) – Rendere il fotovoltaico capace di produrre energia pulita anche di notte è uno dei grandi traguardi che si è imposta la ricerca di settore. Impossibile? Non secondo chi lavora con il raffrescamento radiativo notturno, fenomeno con cui un corpo – favorito da determinate condizioni ambientali – “espelle” calore sotto forma di luce infrarossa. Questo flusso termico può essere sfruttato direttamente per generare elettricità.

Un concetto caro anche agli scienziati dell’University of New South Wales (UNSW), che hanno voluto ritagliarsi uno spazio nella generazione dell’energia solare “notturna“. Nel dettaglio il team della School of Photovoltaic and Renewable Energy Engineering ha creato un dispositivo a semiconduttore  – chiamato diodo termoradiativo – capace di produrre elettricità dall’emissione di luce infrarossa.

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Abbiamo dimostrato inequivocabilmente la produzione elettrica da un diodo termoradiativo”, ha affermato il professore associato Ned Ekins-Daukes, a capo del gruppo. Il professore afferma che il processo sta ancora sfruttando l’energia solare che colpisce la Terra durante il giorno e che viene reimmessa nello spazio profondo durante le ore buie. “Allo stesso modo in cui una cella solare può generare elettricità assorbendo la luce emessa da un sole molto caldo, il diodo termoradiativo genera elettricità emettendo luce infrarossa in un ambiente più freddo. In entrambi i casi è la differenza di temperatura che ci permette di generare elettricità”, ha spiegato la dott.ssa Phoebe Pearce, coautrice della ricerca. 

Una soluzione che permetterebbe al fotovoltaico tradizionale di continuare a funzionare anche dopo il tramonto. Tuttavia risultati per ora sono molto contenuti. Il solare notturno dell’UNSW offre una potenza di picco di 2,26 mW/m2 con una differenza di temperatura di 12,5 °C e un’efficienza radiativa stimata dell’1,8 per cento.

Ma il team non si lascia scoraggiare, ricordando come la prima cella fotovoltaica al silicio vantasse un’efficienza di appena il 2 per cento. “In questo momento, abbiamo una potenza relativamente molto bassa”, ha aggiunto Ekins-Daukes. “Ma la teoria dice che è possibile che questa tecnologia produca alla fine circa 1/10 della potenza di una cella solare […] Direi che c’è ancora circa un decennio di ricerca universitaria da fare. Ma se l’industria riesce a intravedere i vantaggi, il progresso potrà essere estremamente veloce”. La ricerca è stata pubblicata su ACS Photonics (testo in inglese).

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.