Idrogeno, chiave per svolta green: 820mld l’anno e 5,4mln di occupati al 2050

Analisi di H2IT secondo cui aiuterebbe a sviluppare il processo di decarbonizzazione dell’economia e a ridurre l’impatto ambientale. “In Italia è necessario mettere a punto una Strategia nazionale che metta al centro un quadro legislativo certo e semplificato e un piano di investimenti a lungo termine per le infrastrutture e per finanziare la ricerca e l’innovazione”

idrogeno rinnovabile
Credits: depositphotos.com

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – Industria, trasporti, produzione di energia e calore per le abitazioni, sono tanti i settori che potrebbero trarre beneficio dall’uso dell’idrogeno. Un “svolta” green che aiuterebbe anche a sviluppare il processo di decarbonizzazione dell’economia e a ridurre l’impatto ambientale: dal comparto potrebbe nascere entro il 2050, quando potrebbe rappresentare un quarto della quota nei consumi energetici finali, in Europa un giro d’affari di 820 miliardi di euro l’anno, e circa 5,4 milioni di nuovi posti di lavoro. Questo il risultato dell’analisi di H2IT (Associazione Italiana Idrogeno e Celle a Combustibile) con il rapporto ‘Strumenti di supporto al settore idrogeno. Priorità per lo sviluppo della filiera idrogeno in Italia’, lanciato in occasione del convegno on-line ‘Idrogeno: il futuro dell’energia è oggi’.

Si tratta – viene spiegato – di “un settore altamente tecnologico” pronto a essere “una vera e propria rivoluzione”. Un cambiamento positivo per ambiente, abbattimento di CO2, impegni internazionali sui target climatici, e salute dei cittadini dal momento che se prodotto da fonti rinnovabili, attraverso il processo di elettrolisi dell’acqua, l’idrogeno è privo di emissioni sia di anidride carbonica che di inquinanti. Ma – si osserva – per lo sviluppo in Italia è necessario mettere a punto una Strategia nazionale che metta al centro un quadro legislativo certo e semplificato e un piano di investimenti a lungo termine per le infrastrutture e per finanziare la ricerca e l’innovazione.

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“L’Italia ha il potenziale per posizionarsi strategicamente in tutti i settori di riferimento della filiera idrogeno: produzione, logistica e trasporto, industria, mobilità, residenziale – ha dichiarato Alberto Dossi, presidente di H2IT – abbiamo grandi operatori e aziende determinanti nell’apertura del mercato, Pmi e start-up innovative, centri di ricerca di rilevanza internazionale. Abbiamo voluto dare il nostro contributo allo sviluppo di un mercato che diventerà sempre più centrale nell’economia nazionale ed europea. Per vincere la sfida della decarbonizzazione è giunto il momento di elaborare una Strategia nazionale dell’idrogeno che realizzi un ampio piano di investimenti e riforme. H2IT, in quanto voce unica nel panorama italiano, è pronta a lavorare insieme alle istituzioni mettendo a disposizione tutte le competenze necessarie per favorire il processo decisionale”.

Il quadro attuale sull’idrogeno ci racconta che è una frazione modesta del mix energetico globale ed europeo. Nel nostro Paese la quota totale di energia prodotta dall’idrogeno si aggira intorno all’1% utilizzato per l’industria chimica, siderurgica e della raffinazione. Ma si tratta ancora di idrogeno non pulito, prodotto da combustibili fossili, che per la produzione rilascia tra i 70 e i 100 milioni di tonnellate di CO2 in tutta l’UE. Il percorso tracciato dalla commissione Europea si pone due obiettivi principali: raggiungere entro il 2024 i 6 Gigawatt di elettrolizzatori installati per produrre 1 milione di tonnellate di idrogeno verde, ed entro il 2030 40 Gigawatt per una produzione di 10 milioni di tonnellate sul territorio europeo. In questo modo nel 2050 l’idrogeno potrà rappresentare fino al 24% dei consumi finali di energia. Punti di arrivo simili a quelli del ministero dello Sviluppo economico per il nostro Paese che prevede una penetrazione dell’idrogeno del 20% nel 2050.

Il report di H2IT – messo a punto dalla collaborazione tra 48 player dell’industria, 12 centri di ricerca e 7 tra cluster e associazioni – offre indicazioni su come raggiungere questi obiettivi e su come creare le condizioni politiche e normative. Ne deriva uno studio che ha portato all’elaborazione di 51 priorità d’azione e 66 policy, declinate in 7 diversi segmenti: produzione; trasporto, distribuzione e trattamento; stoccaggio; mobilità; usi energetici; usi industriali, residenziali. Tra quelle fondamentali, la definizione del ruolo strategico a lungo termine dell’idrogeno, lo sviluppo di un quadro legislativo e tecnico-normativo chiaro, la garanzia della certificazione di idrogeno rinnovabile e a basse emissioni, la ricerca, l’innovazione e la formazione, la rete di infrastrutture per il rifornimento per la mobilità.

“Il ministero dello Sviluppo economico – osserva il viceministro Stefano Buffagni – ha presentato il 24 novembre scorso le Linee guida preliminari della Strategia nazionale idrogeno; l’Italia si sta ritagliando un ruolo centrale in questa sfida, insieme con i Paesi europei maggiormente avanzati su questo tema. Il nostro Paese può sfruttare la sua posizione geografica, il suo solido know-how progettuale e scientifico e la sua rete infrastrutturale. Lo sviluppo dell’idrogeno rappresenterà una svolta e una rivoluzione positiva, dovremo essere bravi a far nascere una nuova filiera industriale dedicata puntando anche su ricerca, innovazione tecnologica, creazione del know-how e formazione di nuove figura professionali. In questo modo oltre ai benefici ambientali, si potranno avere anche benefici sociali e occupazionali. Per sostenere la crescita dell’idrogeno sono previsti cluster di progettualità già all’interno del Recovery plan su cui sono stati allocati circa 2 miliardi per lo sviluppo della Strategia nazionale idrogeno”.

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