Progetto Onda, la tecnologia made in Italy che piace agli arabi

Anche i signori del petrolio l’hanno capito: è tempo di diversificare il proprio mix energetico affidandosi a fonti rinnovabili e tecnologie innovative come quelle che caratterizzano il progetto Onda

progetto onda

 

(Rinnovabili.it) – È tempo di sperimentare ed innovare anche nel campo delle energie rinnovabili. Dopo aver lasciato che la ricerca si dedicasse anima e corpo a migliorare le prestazioni della tecnologia fotovoltaica ed eolica, il mondo progettuale è pronto a compiere un nuovo salto evolutivo in termini produzione energetica. È il caso dello sfruttamento dell’energia marina, rimasta per anni “nel cassetto delle idee” e oggi entrata di diritto nelle mire dell’industria energetica. Nel Vecchio Continente a segnare la strada è la Commissione Europea che all’inizio di quest’anno ha pubblicato il Piano d’AzioneBlue Energy”, nato con l’obiettivo di creare le condizioni ottimali per sfruttare il potenziale delle acque comunitarie e condurre il settore nascente dell’energia blu verso la piena industrializzazione. E sì, perché lo sfruttamento dell’energia marina che sia dal moto ondoso, dalle maree, dalla conversione del calore degli oceani o del gradiente di salinità, è un settore ancora giovane, con costi tecnologi alti, che chiede oggi coraggio d’osare ed ambizione nello sperimentare. In Italia c’è chi a questo coraggio lo sta dimostrando dandogli un nome preciso: Progetto ONDA.

 

In cosa consiste il Progetto ONDA? Nella realizzazione di una piattaforma che trasformi l’energia irregolare del moto ondoso in corrente elettrica continua, adattandosi automaticamente alle condizioni ambientali in cui si trova. Dietro all’iniziativa c’è tutta l’innovazione “Made in Italy”, a cominciare dall’ideatrice del sistema, la torinese Cna Meccanica S.r.l, e da KREnergy, l’holding di partecipazioni industriali che ha acquistato il brevetto. Testato dal punto di vista teorico in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Industriale dell’Università degli Studi di Brescia, in realtà il progetto toccherà prima le acque del Golfo Persico piuttosto che quelle italiane; queste acque infatti, risultano particolarmente adatte alla tecnologia diONDA grazie alla naturale conformazione e alle caratteristiche del moto ondoso. Al fine di sviluppare il prototipo, la KRE ha costituito con i detentori della tecnologia una Newco denominata KRE Wave che si occuperà di realizzare e commercializzare questo nuovo tipo impianti, mentre la KRE Gulf, frutto della joint venture con la Khalid Al Hamed Group LLC, si occuperà di realizzare il primo insediamento produttivo.

 

 

Nel dettaglio il sistema sarà costituito da una piattaforma solidale con il fondale marino da cui si estenderanno diverse braccia galleggianti, pensate per essere adeguate al tipo di onda offerto dal sito marino di destinazione. I galleggianti avranno un rapporto peso/volume tale da esercitare una forza sia nel momento in cui l’onda sale ma anche quando l’onda si ritira. Fermo restando la modularità dell’impianto, il prototipo su scala reale della piattaforma dovrebbe avere una dimensione di 40 metri per lato e 8 galleggianti da 8 metri di diametro con una capacità produttiva di 16 MW in condizioni marine Forza 4 (scala DOUGLAS); la progettazione permetterà di scegliere se trasformare la corrente a bordo piattaforma oppure trasformare sulla terra ferma, a seconda della distanza dalla costa.

Per lo sviluppo futuro in Italia del progetto, abbiamo ipotizzato un impianto da 3 MW a largo di Agrigento – spiega la società – da cui ci si attende una produzione di 13000 MW/h anno (la stima è stata calcolata sulla base di registrazioni archiviate del moto ondoso relative a quel sito marino)”. I siti più adatti a questo tipo di impianto? “Le aree costiere più vantaggiose risultano essere quelle meridionali – Sardegna, Sicilia, Calabria, Campania, Puglia”.

Articolo precedenteDifesa integrata per le colture, Veneto Agricoltura aderisce a GuardEn
Articolo successivo‘DifferenziaMOLI SEmpre: crea il logo’