Dopo continui rinvii, Seoul spera di aprire il deposito nucleare per le scorie il prossimo mese. Ma la popolazione è scettica sulla sicurezza
Il presidente della Commissione, Lee Un-chul, ha detto che la speranza è di «convincere la gente entro il prossimo mese, dato che alcuni residenti ancora non hanno capito che la struttura è sicura. Vogliamo andarci piano».
La fiducia pubblica nell’energia nucleare, in Corea del Sud è calata parecchio da un paio d’anni. Il Paese, quinto al mondo per utilizzo di questa fonte, è stato stravolto dallo scandalo del 2012, quando si è tentato di sostituire parti di reattore con pezzi di ricambio validati da falsi certificati di sicurezza. Un fatto che ha fatto ancor più scalpore sull’onda del disastro atomico del 2011 a Fukushima, nel vicino Giappone.
Oggi il corpo nazionale per la sicurezza nucleare giura che le cose sono cambiate, che adesso le procedure sono più trasparenti e nulla può sfuggire ai controlli. Ma è difficile far breccia in una opinione pubblica già scottata. Per dare dimostrazione della buona volontà, all’inizio dell’anno Seoul ha formalmente adottato target più bassi per il nucleare nel mix energetico dello Stato. Ma nei fatti sta deludendo le attese, dato che vanno avanti i progetti di 11 nuovi reattori da sommarsi ai 23 che già forniscono attualmente un terzo dell’energia ai coreani.
Le scorie,tuttavia, devono finire da qualche parte: ecco perché l’idea è costruire un deposito permanente entro il 2055. La quarta economia dell’Asia ha infatti circa 9000 tonnellate di combustibile nucleare esausto stoccato in piscine temporanee, con alcuni siti che saranno pieni entro il 2016.