Imprese e ricercatori australiani stanno collaborando per realizzare il primo dimostratore solare termico a concentrazione per la fornitura di calore industriale.

La nuova era del solare termico a concentrazione C&I
Arriva dall’Australia l’ultima idea innovativa per aiutare l’industria pesante a decarbonizzarsi: un impianto solare termico a concentrazione dotato di speciali specchi in plastica. A realizzare quello che ad oggi è ancora solo un dimostratore è un progetto di ricerca australiano, finanziato dal programma governativo Ignite dell’Acceleratore Economico Australiano.
L’iniziativa ha messo insieme un gruppo di ricercatori dell’Università dell’Australia Meridionale (UniSA) e della Charles Sturt University (CSU), con gli esperti dell’azienda Impacts Renewable Energy, con un preciso obiettivo: trovare un modo economico e sostenibile per fornire calore ad alta temperatura.
Gli specchi in plastica
L’innovazione al centro del progetto è rappresentata dagli specchi in plastica brevettati dall’UniSA. Progettati originariamente per l’industria automobilistica e presenti sul mercato già dal 2012, questi dispositivi ottici pesano il 50% in meno rispetto a uno specchio in vetro convenzionale, offrendo un notevole risparmio sui prezzi senza intaccare in alcun modo le proprietà riflettenti. Con un ulteriore vantaggio: gli specchi in plastica possono essere imballati, trasportati e assemblati con facilità.
Sfruttando il know-how dell’ateneo australiano, l’iniziativa ha realizzato un nuovo dimostratore di solare termico a concentrazione (CST) a due moduli. Il piccolo impianto cattura il calore solare concentrato – raggiungendo temperature comprese tra 100 °C e 400 °C – e lo impiega direttamente per alimentare processi industriali. In alternativa, può usare l’energia per riscaldare l’acqua e generare vapore con cui azionare una turbina e produrre elettricità.
Calore solare di livello industriale
“Il calore dei processi industriali è responsabile di ben il 25% dell’uso globale di energia e del 20% delle emissioni di CO₂”, afferma la responsabile del progetto, la dott.ssa Marta Llusca Jane. “Purtroppo, la maggior parte delle tecnologie per le energie rinnovabili, come il fotovoltaico, non è in grado di soddisfare le esigenze di alte temperature di questi settori. La nostra tecnologia CST basata sulla plastica colma questa lacuna, con significativi vantaggi in termini di costi e installazione”.
La seconda fase, che si svolgerà nell’ambito del programma Innovate dell’AEA, prevede la sperimentazione di un progetto pilota su scala commerciale, con la collaborazione di partner del settore agroalimentare e industriale. Diversi produttori nazionali e internazionali hanno già espresso un forte interesse, a dimostrazione dell’eccezionale potenziale commerciale della tecnologia.
La dott.ssa Llusca Jane afferma che il progetto preannuncia un futuro industriale verde, con il potenziale di ridurre del 40% i costi del calore di processo rinnovabile per l’agroindustria e l’industria e di sbloccare opportunità di esportazione per il settore manifatturiero australiano.
Leggi anche Dall’ENEA il nuovo solare a concentrazione “tagliato” per l’industria