Carbone attivo: da Belfast, un metodo per produrlo dagli scarti di produzione della birra

Dopo essere stati essiccati, gli scarti di produzione della birra subiscono un processo di trattamento chimico e termico miscelandoli con acido fosforico e idrossido di potassio. In questo modo, dal sottoprodotto dei birrifici, i ricercatori di Belfast hanno creato due materiali preziosi: carbone attivo e nanotubi di carbonio.

Scarti di produzione della birra
Credits: amiera06 da Pixabay

Milioni di tonnellate di scarti di produzione della birra prodotti in Europa per produrre carbone attivo e nanotubi di carbonio.

 

(Rinnovabili.it) – I ricercatori della School of Chemistry della Queen’s University di Belfast hanno sviluppato un metodo per convertire gli scarti di produzione della birra in carbone attivo. Nello specifico, il team di studiosi guidato da Ahmed Osman ha ideato un metodo molto semplice e poco dispendioso per trasformare i rifiuti di orzo.

 

Le fabbriche di birra in Europa usano milioni di tonnellate di orzo ogni anno e lo smaltimento delle grandi quantità di grano rimaste dal processo di produzione è sempre stato un problema. Grazie al metodo messo a punto a Belfast, pubblicato nella rivista scientifica Journal of Chemical Technology and Biotechnology, si prevede che da 1 kg di scarti di produzione della birra sarà possibile produrre abbastanza carbone attivo per coprire la superficie di 100 campi da calcio.

 

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Dopo essere stati essiccati, gli scarti di produzione della birra subiscono un processo di trattamento chimico e termico miscelandoli con acido fosforico e idrossido di potassio (soluzioni chimiche dai costi relativamente bassi). In questo modo, è possibile produrre del materiale molto utile per la purificazione dell’acqua, soprattutto grazie alle sue proprietà di assorbimento (il carbone attivo è infatti utilissimo come antitossico e antiveleno). Ma non solo, perché dal processo di conversione è possibile creare anche i preziosi nanotubi di carbonio, un tipo di materiale molto resistente alla trazione e con capacità di conduzione elettrica tale da renderlo utilizzabile nel mondo dell’elettronica, per la realizzazione di chip piccoli e veloci.

 

Il team ha anche sottolineato che il Regno Unito importa attualmente biocarbonio (sottoforma di pellet di legno) dagli Stati Uniti e altrove. Pertanto, il metodo sviluppato attraverso l’uso degli scarti di produzione della birra potrebbe ridurre le spedizioni di carbone attivo dall’estero utilizzando le risorse locali disponibili per la sua produzione (riducendo anche le emissioni). In più, l’adozione di questa particolare tecnologia avrà il vantaggio di aumentare la produzione di nanotubi di carbonio di grande valore.

 

Osman ha così sottolineato come la conversione di un sottoprodotto dei birrifici in due prodotti di alto valore (carbone attivo e nanotubi di carbonio) sia un ottimo esempio di economia circolare.

 

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