Rinnovabili • Minerali critici, l’allarme dell’IEA: “rischi crescenti per la sicurezza energetica e il rame entro il 2035” Rinnovabili • Minerali critici, l’allarme dell’IEA: “rischi crescenti per la sicurezza energetica e il rame entro il 2035”

Allarme minerali critici, IEA: “rischi crescenti per la sicurezza energetica e il rame al 2035”

L’IEA avverte: la crescente concentrazione dell’offerta di minerali critici, le restrizioni commerciali e il rallentamento degli investimenti minano la transizione energetica. A rischio l’equilibrio tra domanda e offerta nel prossimo decennio.

Minerali critici, l’allarme dell’IEA: “rischi crescenti per la sicurezza energetica e il rame entro il 2035”
Via Depositphotos

di Alessandro Petrone

La transizione energetica globale rischia di incepparsi per mancanza di materie prime. È il monito che arriva dall’edizione 2025 del Global Critical Minerals Outlook, pubblicata dall’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), che esamina in dettaglio lo stato di domanda, offerta e vulnerabilità legate ai minerali critici.

Il rapporto aggiorna dati e scenari su sei materiali chiave – rame, litio, nichel, cobalto, grafite e terre rare – e per la prima volta include anche un’analisi su altri 20 minerali strategici impiegati nei settori ad alta intensità tecnologica, aerospaziale e manifatturiera.

Concentrazione dell’offerta: i minerali critici nelle mani di pochi

Uno dei messaggi centrali dell’IEA riguarda la crescente concentrazione dell’industria mineraria. Per litio, nichel, cobalto e grafite, quasi tutta la crescita dell’offerta dal 2020 a oggi è arrivata da un solo Paese: la Cina. Nel 2024, i tre maggiori produttori rappresentano l’86% della capacità globale di raffinazione, contro l’82% del 2020. Una concentrazione che, secondo l’agenzia, mette a rischio la tenuta delle catene di approvvigionamento in caso di shock commerciali o interruzioni tecniche.

Il caso rame: domanda in crescita, offerta in ritardo

Il rame si conferma come il punto più critico della transizione. Serve per reti elettriche, rinnovabili e mobilità elettrica, ma l’attuale pipeline di progetti minerari non copre la domanda prevista entro il 2035, con un rischio di deficit stimato fino al 30%. A pesare sono i tempi lunghi di autorizzazione, la qualità decrescente dei giacimenti e il calo degli investimenti.

Secondo i dati dell’IEA, la domanda globale di rame passerà da circa 28,7 Mt nel 2024 a oltre 36 Mt nel 2035 nello scenario delle politiche attuali (STEPS – Stated Policies Scenario), mentre l’offerta mineraria attesa – considerando solo i progetti avviati o molto avanzati – si ferma sotto le 30 Mt. Il divario si allarga ulteriormente negli scenari più ambiziosi di decarbonizzazione (APS – Announced Pledges Scenario e NZE – Net Zero Emissions by 2050 Scenario).

Minerali critici e restrizioni all’export: un mix esplosivo

Il rapporto sottolinea come oltre il 55% dei minerali critici strategici sia oggi soggetto a controlli o restrizioni all’esportazione. A guidare questa tendenza è la Cina, che nel 2024 ha limitato l’export di gallio, germanio e terre rare verso gli Stati Uniti e nel 2025 ha incluso anche tecnologie di raffinazione del litio e del fosforo.

Batterie emergenti, ma le dipendenze restano

Anche le tecnologie emergenti per le batterie, come quelle al litio-ferro-fosfato (LFP) o agli ioni di sodio, non eliminano i rischi legati ai minerali critici. Il controllo cinese sul solfato di manganese (95%) e sull’acido fosforico (75%) mette sotto pressione queste filiere alternative. Secondo l’AIE, i progetti oggi annunciati coprono solo il 55% della domanda attesa al 2035 per il solfato di manganese.

Nel frattempo, la domanda globale di litio è destinata a passare da quasi 190 kt nel 2024 a circa 480 kt nel 2035 nello scenario STEPS, mentre l’offerta si mantiene appena sufficiente fino ai primi anni ’30, per poi entrare in potenziale deficit se non verranno sviluppati nuovi progetti.

Diversificare è possibile, ma servono politiche attive

Per l’IEA, la diversificazione delle catene dei minerali critici non avverrà da sola. I costi di capitale nei Paesi diversificati sono fino al 50% più alti, e gli attuali segnali di prezzo non incentivano nuovi investimenti. Occorrono strumenti pubblici come schemi di stabilizzazione dei prezzi, garanzie di volume e partnership internazionali che colleghino i Paesi ricchi di risorse con quelli dotati di capacità di raffinazione.

Eppure, per altri materiali come il nichel e il cobalto, il rapporto evidenzia una situazione relativamente più bilanciata sul piano fisico, ma comunque fragile sul piano geopolitico. La domanda di nichel crescerà da circa 320 kt nel 2024 a oltre 600 kt nel 2040, mentre l’offerta rimane legata all’Indonesia, dove oltre il 65% della capacità è controllata da operatori cinesi. Quanto al cobalto, il mercato è dominato dal Congo, e l’interruzione di quattro mesi all’export avvenuta nel 2025 ha già causato un’impennata dei prezzi del 67% in poche settimane.

Distribuzione geografica della produzione di materiali raffinati per i minerali chiave
IEA (2025), Geographical distribution of refined material production for key minerals in the base case, IEA, Paris https://www.iea.org/data-and-statistics/charts/geographical-distribution-of-refined-material-production-for-key-minerals-in-the-base-case, Licence: CC BY 4.0

Una diplomazia dei minerali per la sicurezza energetica

La risposta deve essere anche geopolitica. L’Unione Europea ha avviato 14 partenariati strategici nel settore delle materie prime, mentre Stati Uniti, Canada, Australia e Arabia Saudita stanno creando fondi sovrani e incentivi per la produzione interna. L’IEA ha inoltre rafforzato il proprio Critical Minerals Security Programme, che include simulazioni di emergenza e nuovi strumenti digitali come il Critical Minerals Data Explorer, aggiornato con i dati dell’edizione 2025.

Clicca qui per consultare il Global Critical Minerals Outlook 2025

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